Gli sfortunati fratelli minori: Serse e Giulio

68 anni fa, il 29 giugno 1951 moriva Serse Coppi, fratello minore di Fausto.

Serse, chiamato “anatroccolo” per la sua postura sgraziata in bici, e per l’aspetto decisamente meno elegante dell’airone, suo fratello maggiore, morì a causa di un’emorragia cerebrale dovuta ad una caduta al Giro del Piemonte. Cadde per aver infilato la ruota anteriore in un binario del tram in corso Casale a Torino, al “bivio del Pino”, a poche centinaia di metri dal traguardo al Motovelodromo. Colpí il bordo del marciapiede con la testa, ma si rialzò subito e finí la corsa “un po’ gibollato”, disse.

Dopo poche ore, in albergo, venne preso da violentissimi dolori alla testa, ma il dottor Gili, medico che aveva curato Fausto qualche mese prima, non arrivò ad alcuna conclusione. Poco dopo però Serse svenne, ed allora fu trasportato d’urgenza alla clinica Sanatrix, dove il Dottor Dogliotti venne chiamato per praticare una trapanazione cranica e ridurre l’emorragia. Venne anche chiesto del sangue per una trasfusione all’ospedale delle Molinette, ma tutto fu fatto troppo tardi e Serse morì alle 20.32.

La vittoria più prestigiosa di Serse Coppi rimane la Paris-Roubaix, anche se, caso unico nella storia della corsa, la vinse ex-aequo con André Mahé. Era l’edizione 1949, la prima partecipazione di Fausto. A 26km dall’arrivo parte una fuga con i francesi Jesus-Jacques Moujica (Mercier-Hutchinson) e André Mahé (Stella-Dunlop), ed i belgi Frans Lehnen (Starnord) e Florent Mathieu (Rochet). A Hem Mathieu cade e poco dopo Moujica, che rompe un pedale.

Mahé e Lehnen arrivano al velodromo, ma il servizio d’ordine li indirizza all’entrata sbagliata, quindi entrano da sotto la tribuna stampa, percorrendo 220mt in più. Mahé vince allo sprint, ma subito dopo arriva un gruppo nutrito di corridori dall’entrata corretta. È Serse Coppi che batte allo sprint il belga André Declerck (Bertin) per il 4° posto.

Mahé è il vincitore, ma la Bianchi-Ursus, squadra dei fratelli Coppi, presenta ricorso perché i primi due non hanno rispettato il percorso ufficiale. Mahé viene declassato dalla giuria di corsa e Serse Coppi è dichiarato vincitore. Nelle settimane seguenti è la federazione francese a fare controricorso: un articolo del regolamento dice che i corridori sono tenuti a seguire le indicazioni del servizio corse. La decisione viene rimandata al congresso UCI a novembre, ma è chiaro che belgi ed italiani vogliono vincente Serse Coppi, ed il presidente UCI, il francese Achille Joinard, non vuole metterseli contro in vista delle nuove elezioni (solo la morte nel 1957 toglierà la presidenza a Joinard) ed oltretutto Fausto Coppi minaccia di non partecipare mai più alla Roubaix senza l’assegnazione della vittoria al fratello. Alla fine la vittoria viene assegnata ex-aequo, Fausto torna, e vince l’edizione successiva, e contenti tutti.

Aldilà di questa rocambolesca vittoria è lo stesso Fausto a ricordare in un’intervista ad Oggi del 1952 i pregi di Serse:

Serse, sin dalla nostra infanzia, è stato per me più che un fratello. Molto intelligente, onesto e perspicace nelle osservazioni era il mio consigliere più affettuoso, il mio confidente più affidabile. Già da bambino amava la bicicletta, ma non sarebbe mai diventato corridore se non fossi stato io già lanciato nella carriera. Infatti è diventato corridore per me, per essermi a fianco, per aiutarmi, per difendermi e per vedermi vincere dal vivo. Era un buon corridore, duro, resistente, come ha dimostrato vincendo la Paris-Roubaix del 1949. Quel giorno era più contento io di lui.

[…]Passato professionista avrebbe certamente potuto avere una bella carriera se non si fosse sistematicamente sacrificato per me. Ed è senza dubbio per questo che dopo la scomparsa di Serse, dopo che non è stato più al mio fianco come un angelo custode ho l’impressione di essere l’uomo più solo al mondo“.

 

In realtà Serse era l’opposto di Fausto. Come fosse l’airone è noto a tutti: meticoloso, preciso, concentrato, schivo. Serse, dalle varie testimonianze, non aveva mai fatto vita da corridore: fumava, amava uscire a ballare, giocare a bocce. Un cugino Coppi racconta di come Serse accompagnasse Fausto, amante della caccia, alle battute, ma sparasse alle grondaie per spaventare gli uccelli per poi mettersi a ridere a crepapelle.

Vita da corridore diversa, ma stesso destino tragico per l’altro fratello minore: Giulio Bartali.

Di lui Gino, di 2 anni più vecchio, disse: “Giulio era fisicamente più dotato di me. Regolare sul passo, mi batteva in volata e in salita era quello che teneva la mia ruota meglio di tanti professionisti che correvano con me in quei tempi. Era il migliore dilettante della Toscana“.

Il 14 giugno 1936, sette giorni dopo la prima vittoria al Giro di Gino, durante la gara dilettantistica Targa Chiari, prova del “campionato dei giovani fascisti toscani”, sotto la pioggia, vicino ad Osteria Nuova, Giulio Bartali venne investito da un’automobile, sul percorso nonostante i divieti. Giulio si frattura spalla, bacino e costole. Fu operato d’urgenza, ma poi rimandato a casa. Il giorno dopo morì tenendo la mano al fratello. Giulio Bartali aveva 19 anni e 8 mesi.

23 anni dopo la madre rivelò a Gino una lettera del medico, appena deceduto, che operò il fratello in cui ammetteva un errore durante l’operazione che aveva provocato l’emorragia interna che si rivelò fatale.

Anche Fausto morì nel 1960 per un caso di “malasanità”, con la malaria mal diagnosticata. Ma la sventura di perdere i fratelli minori fu un’altra delle molte cose che li ha legati.

Articolo precedente

Filippo Ganna è il nuovo campione italiano a cronometro 2019

Articolo successivo

Davide Formolo campione italiano 2019

Gli ultimi articoli in Storie