I favoriti per il Tour de France

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Ormai mancano pochi giorni all’evento cardine dell’anno ciclistico, il Tour de France. Vediamo quali sono i favoriti squadra per squadra in modo da specificare anche i singoli obbiettivi.

UAE-Emirates: la squadra del campione uscente Tadej Pogačar si ripresenta con la sola ambizione di ripetersi. Quest’annno lo fa con una squadra meglio attrezzata per supportare il giovane fenomeno sloveno, con De la Cruz, McNulty, Formolo, Majka, Polanc e Hirschi. Lo svizzero avrà probabilmente la libertà di andare a caccia di qualche tappa, cosi come il veterano Kristoff. Pogačar viene dalla netta vittoria al giro di Slovenia, dove ha mostrato una brillantezza che ai bookmakers non lascia dubbi dato che lo danno come favorito assoluto per la vittoria finale.

Jumbo-Visma: dopo il ribaltone della scorsa stagione vedremo se e come cambierà la tattica in corsa della squadra olandese e se la vorranno (e potranno) tenere cucita dall’inizio alla fine o meno. Primoz Roglic si è eclissato dalle corse dal 13 aprile in occasione della Liège-Bastogne-Liège per prepararsi in altitudine con un lungo training-camp in compagnia dei suoi gregari, tra cui quello extralusso chiamato Wout Van Aert, quindi senza dare indicazioni sul suo stato di forma in corsa, in perfetto stile Roglic.  Il resto della squadra è molto forte come l’anno scorso, con il solo cambio di Vingegaard al posto di Dumoulin e Kruijswijk (non proprio in forma perfetta) al posto di George Bennett. Sicuramente Roglic è il favorito assieme a Pogačar.

Ineos-Grenadiers: la squadra britannica si presenta con una formazione che sulla carta sembra la più forte, con almeno tre corridori che possono giocarsi la vittoria, ovvero Richard Carapaz, in bella forma come mostrato al giro di Svizzera, Richie Porte smagliante al Delfinato e Geraint Thomas, un po’ più altalenante, ma comunque solido, ma che dovrebbe essere in ogni caso il capitano designato. Rohan Dennis, Geoghegan-Hart e Kwiatkowski a completare il gregariato di lusso, mentre Castroviejo e Rowe come al solito a tirare in pianura. Un DS della Ineos è stato chiaro nel dire che quest’anno si rivedrà il trenino in salita full-gas come in passato. Se cosi fosse e ci sarà gara tra le squadre più forti per il posizionamento in salita si prospettano tempi durissimi per gli sprinter.

Astana-Premier Tech: la squadra kazaka quest’anno arriva al Tour con sole 3 vittorie nel paniere e senza grandi acuti, se non la bella impressione fatta da Aranburu al Delfinato. La strada probabilmente deciderà chi sarà il capitano tra lo stagionato (36 anni), ma solido Fuglsang o Lutsenko, che ha stupito al Delfinato (2°) e che sembra arrivato a maturità per puntare almeno ad un podio. Con Fraile, Izagirre e proprio Aranburu i kazaki sembrano essere ben attrezzati per dargli il giusto supporto.

Movistar: la squadra spagnola sembra ormai decisa a fare le convocazioni per il Tour in base al plot della propria serie su Netflix. Anche quest’anno si presenta con 3 capitani: Valverde, Mas e Miguel Angel Lopez. Quest’ultimo sembra quello più in palla dopo aver strapazzato tutti al Ventoux Challenge, in particolare proprio Mas (3° a 2’33”). Mas però è sempre presentato come il perno del progetto, in particolare in chiave campione spagnolo, ed ha il Tour come obiettivo della vita; Valverde non è mai stato precisamente il gregario più devoto, quindi se ne vedranno (ancora) delle belle. Per non farsi mancare niente la squadra spagnola dopo anni si porta pure uno sprinter (Garcia Cortina), quindi in salita resta giusto Verona a fare il gregario vero.

Deceuninck-QuickStep: per i bookmakers è più favorito Julian Alaphilippe di Enric Mas e Miguel Angel Lopez. Nonostante la buona prova al giro di svizzera sembra improbabile che il francese miri anche solo al podio. In particolare col solo Cattaneo a dargli una mano in salita. La squadra belga sembra più orientata alla caccia di tappe dalla formazione presentata, con il treno da sprint Aasgren, Mørkøv, Declerq e Ballerini. Resta il punto di domanda sulle condizioni di Sam Bennett alle prese con un’infiammazione al tendine rotuleo ed in forse per partecipare. L’alternativa sarebbe Mark Cavendish, ma persino l’inglese sembra poco convinto di presentarsi al Tour senza preparazione specifica e con tonnellate di pressione addosso. Lefévère quindi potrebbe cambiare le carte in tavola all’ultimo.

Groupama-FDJ: la formazione francese sembra non avere dubbi invece sul supporto ad Arnaud Démare, che si presenta con tutto il suo treno per la caccia a tappe e forse maglia verde. David Gaudu quindi dovrà arrangiarsi con Madouas a supporto e inseguire a testa bassa gli squadroni.

Arkéa-Samsic: la squadra bretone arriva al Tour molto ridimensionata nelle ambizioni, in particolare dopo le recenti prove non proprio brillanti di Quintana e Barguil. Il colombiano ha una sola vittoria in stagione alla Vuelta Asturias, ma un deludente 18° al delfinato. Il francese corre da un pezzo sotto le (forse troppo elevate) aspettative, a parte un bel 5° alla freccia vallone. Il Team Manager Emmanuel Hubert non è stato tenero coi due recentemente sulla stampa, facendo capire che si aspettava altro. Non ha potuto nemmeno consolarsi con Nacer Bouhanni, a zero vittorie dal settembre scorso.

Bahrain-Victorious: sulla carta non sembra una squadra con possibilità di classifica, ma le recenti prestazioni invece ne hanno alzato le quote. In particolare di Mark Padun, forse però troppo sull’onda dell’entusiasmo. Pello Bilbao ha già centrato in carriera un 5° ed un 6° posto al Giro, ma al Tour già una Top Ten sarebbe un gran risultato. Nel complesso si dovrebbero dedicare più a cercare di vincere qualche tappa.

Alpecin-Fenix: la Professional Continental che per punti UCI fa meglio di 13 squadre WT porta per la prima volta al Tour Mathieu Van der Poel. Il quale non mancherà di tentare un numero dei suoi. La squadra però appunto non è da sottovalutare anche per il resto, in particolare per gli sprint, dove Tim Merlier col supporto di Philipsen e Meurisse non è un cliente da sottovalutare.

Bora-Hansgrohe: l’obiettivo della squadra tedesca è il verde della maglia che Peter Sagan tenterà di indossare a Parigi per l’8^ volta. Per la generale Wilco Keldermman dovrà sbrigarsela con l’aiuto di Konrad e l’ottimo Buchmann, che però rientra in condizioni da verificare dopo lo schianto che gli ha fatto abbandonare il Giro.

EF Education First: squadra che ha abituato a stupire con sorprese di ogni tipo, sembra aver ritrovato in spolvero Rigoberto Uràn, ed ha altri assi nella manica per eventuali tappe, come Sergio Higuita.

Lotto Soudal: squadra che punta evidentemente a vincere più tappe possibili con Caleb Ewan, lo sprinter forse più forte del momento. Unico elettrone libero lo stagionato Philippe Gilbert, che però potrebbe chiudere la carriera con una stoccata della sua classe in qualche tappa.

Israel Start-Up Nation: Froome non è ancora confermato, ma sembra prendere piede l’ipotesi probabile che non sarà al via. Non tutto è perduto tuttavia, visto che i due 34enni Dan Martin e Michael Woods possono benissimo regalare belle vittorie di tappa alla squadra israeliana.

Cofidis: Guillaume Martin punterà certamente a dare tutto per mettersi in mostra in patria, magari stavolta centrando una Top Ten, che sicuramente è nelle sue possibilità. Elia Viviani cercherà il riscatto negli sprint.

Trek-Segafredo: difficile prevedere cosa tenterà di fare la squadra agli ordini di Luca Guercilena. La presenza di Stuyvens e Pedersen fa pensare alla ricerca di vittorie di tappa, magari con qualche fuga. Per la classifica c’è Mollema che però fin qui in stagione non ha mostrato grandi cose. Vincenzo Nibali a supporto e forse in agguato per qualche occasione buona.

Team DSM, AG2R-Citröen, Intermarché-Wanty Gobbert, Total Direct Energie, BikeExchange, Qhubeka e B&B Hotels non sembrano molto attrezzate se non per sperare in qualche fuga buona (Kragh-Anderssen) o negli exploit allo sprint di Nizzolo e Bol, o magari con qualche sorpresa da giovani brillanti come Cosnefroy e Paret-Peintre, ma in generale sono squadre che staranno ai margini della bagarre.

Con Sam Bennett assente il parterre dei velocisti perderebbe un protagonista importante, lasciando ampio spazio libero a Ewan, e con Démare probabile miglior concorrente. Nizzolo e Viviani un gradino sotto. Merlier da non sottovalutare, e occhio, perché no, a Van Aert.

Le due cronometro, abbastanza piatte, dovrebbero vedere protagonisti gli specialisti della disciplina, come Stefan Küng, Wout Van Aert e Rohan Dennis.

Commenti

  1. la cronosquadre è bella da vedere ma è un enorme regalo ai capitani delle squadre più forti, è profondamente ingiusta.

    Già una squadra più forte è un vantaggio nelle tappe in linea, ma almeno è un vantaggio relativo dato che nessuno ti tira col gancio, invece nella cronosquadre ti portano proprio al traguardo.
    La cronometro individuale è una disciplina che mette tutti sullo stesso piano, si prende il tempo su un percorso e chi va più forte vince.
    In una cronosquadre piatta potrei stare in scia a Ganna e Moscon e dare 5 minuti a Pogacar, non ha senso
  2. leandro_loi:

    Ah perchè avere la Deceunick in una tappa di vento laterale molto forte, abilissima a fare i ventagli e metterti così al vento, invece non è un vantaggio enorme?
    Nella cronosquadre ti tirano con il gancio invece?
    Io non dico che non si possa modificare il modo di attribuzione del vantaggio in caso di cronosquadre, anzi, se c'è da studiare per reintrodurre questo bell'esercizio del ciclismo ben venga.
    Ma al momento attuale l'UCI stessa la sta trasformando in una barzelletta, finita con quella buffonata vista ai mondiali di 3 uomini + 3 donne... Ci aggiungeranno anche 3 amatori da bar così è ancora più avvincente...
    Togliendo la prova mondiale di cronosquadre per team che era un esercizio tecnico molto bello da vedere.
    certo che avere la squadra forte aiuta, ma non è che la Deceunick non senta il vento.
    a me piacerebbe una cronosquadre per nazioni ai mondiali, quella sì che sarebbe una cartina tornasole del movimento dei vari paesi al di là del fenomeno di turno, ma all'interno di una corsa a tappe è deleteria.

    ricordo i tour di Armstrong, dove già lui aveva l'uranio nelle vene e vinceva di suo, poi mettevano una cronosquadre di 65km e gli altri potevano direttamente attaccarsi al ca...rdiofrequenzimetro
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