Il pagellone di Bergen 2017

Archiviati i campionati del mondo di Bergen diventa irresistibile per ogni appassionato fare delle considerazioni su come sono andate le cose, condendole con gli inevitabili “io avrei fatto, io avrei portato, io…etc ..” Fa parte del gioco, quindi giochiamo.

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Peter Sagan, voto 10: Difficile dare un altro voto allo slovacco, che a 27 anni si porta a casa tre mondiali consecutivi, proiettandosi nella storia accanto ad Alfredo Binda, Rik van Steenbergen, Eddie Merckx e Oscar Freire, tutti vincitori di tre mondiali, ma non consecutivi. I primi tre hanno anche portato a casa un bronzo, ma Sagan ha tutto il tempo di vincere un’altra medaglia e mettersi in testa alla classifica. Aldilà del fatto che come ammesso lungamente dai suoi colleghi è un corridore come ne nascono uno per ogni generazione per capacità fisiche e talento (Ivan Basso, suo ex compagno di squadra, ha detto che non si stupirebbe di vederlo fare classifica ad un grande giro), è un corridore estremamente intelligente. In primis per il suo atteggiamento positivo e per la capacità di rispettare e farsi rispettare in gruppo. Per sua stessa ammissione ha usufruito dell’aiuto dei” suoi amici in gruppo” durante la corsa. Magnus Cort Nielsen che è andato a riprendere Alaphilippe nell’ultimo chilometro riportando sotto il gruppo deve essere uno di questi. Sagan non aveva fatto nemmeno una ricognizione del percorso prima della gara, a conferma che la sua unica tattica era sfruttare tutte le occasioni che i “suoi amici” gli avrebbero fornito, non potendo contare su una squadra, quella Slovacca, che gli permettesse una vera strategia. Quindi grande confidenza nei propri (superlativi) mezzi e nella propria capacità di improvvisare. Questo rende Sagan quello che è: un campione  unico, anche per simpatia e sportività.

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Alexander Kristoff, voto 9: Difficile rimproverare qualcosa al norvegese, che ha mancato la vittoria per mezza ruota. Il percorso era fatto apposta per lui ed aveva la squadra a sua disposizione, senza le imbarazzanti divisioni degli ultimi mondiali. Nello sprint era chiaramente di un altro livello rispetto la concorrenza, a parte Sagan.

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Michael Matthews voto 8: Grande stagione per l’australiano, che si conferma un corridore di enorme consistenza e regolarità (2° nel 2016 e 4° nel 2015). Per sua stessa ammissione ha commesso troppi errori nel finale, andando a chiudere personalmente molti attacchi per poi trovarsi poco fresco nello sprint finale.

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Italia, voto 5 1/2: La gara della nostra nazionale è stata ottima nel complesso. Alcuni componenti si sono un po’ persi (Viviani, Colbrelli), ma altri hanno fatto una gara superlativa. Bettiol ha dimostrato di essere un corridore che merita molta più attenzione di quella di cui attualmente gode. Trentin (medaglia di legno) ha confermato di essere parte dell’élite mondiale degli sprinter. Magari non a livello di Kristoff e Sagan, ma degli altri si. Quindi niente da rimproveragli. Moscon è una stella nascente, con qualità che lo possono vedere protagonista assoluto nelle classiche future. Ha commesso l’errore (suo) di cadere in discesa, quello che ne è seguito è stato un errore doppio però. Il traino dell’ammiraglia per riportarlo sotto è durato pochi secondi, ma l’accelerazione dell’ammiraglia italiana è stata imbarazzante. Questi sono errori che non bisognerebbe fare, tanto più da parte di una nazione che si porta addosso storicamente lo stigma dei “furbi”. Ed infatti nei media internazionali si parla più della squalifica di Moscon che del 4° posto di Trentin. Peccato.

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Belgio, voto 6: Ci si aspettava molto dallo squadrone belga, e la locomotiva Vermote, che si è portato a traino il gruppo per 160km faceva già capire le intenzioni. Nel finale Gilbert ci ha provato, ma senza successo, e l’uomo di punta Van Avermaet non era in giornata di grazia. Per sua ammissione in cima all’ultima salita non aveva più le gambe. Alla fine un 6° posto un po’ deludente, ma a quanto pare non potevano fare meglio, visto anche che attacchi da parte dei vari Stuyvens, Wellens e Naesen non avrebbero realisticamente portato a molto.

Paesi Bassi, voto 4: Puntavano su Tom Dumoulin e in seconda battuta su Niki Terpstra. Sono arrivati assieme 24° e 25°. Dumoulin, per quanto forse nella stagione della vita non era proprio sul percorso ideale, mentre Terpstra non è propriamente un drago negli sprint…vien da chiedersi perché invece di Poels o Mollema non sia stato portato Groenewegen…

Fernando Gaviria, voto 5: Negli sprint non è certamente meno forte di Sagan, ma evidentemente non ha la stessa freddezza ed intuito. Nel finale si è messo a seguire vari attacchi e per lo sprint non ne aveva più. Errore di gioventù. Comunque 8°.

Michael Albasini, voto 7: A 36 anni lo svizzero entra nella top ten con un 7° posto. Risultato di enorme mestiere con cui porta a casa il massimo che poteva. E lo ha fatto.

Ben Swift, voto 7: Il britannico dopo una deludente stagione ricorda al mondo che ha le carte in regola per fare molto bene. 5°, ma da sempre l’impressione che gli manchi quel qualcosa per cominciare ad essere un vincente.

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Julian Alaphilippe, voto 7: Alla fine l’azione del mondiale è la sua. Commette l’errore di tentare di scrollarsi di dosso Moscon, con cui forse collaborando sarebbe potuto arrivare al traguardo, ma ci ha provato e facendo vedere di essere tra i pochissimi a fare la differenza sulla breve salita. A 25 anni ha sicuramente molto da dare ancora. Ha tutti i numeri per essere una superstar, in particolare sulle Ardenne.

Ora tocca a voi. Tirate fuori il CT che è in voi!

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