Intervista a Fiorenzo Magni

In una assolata giornata d’inverno vengo accolto al Museo del ciclismo del Ghisallo dal suo presidente, Fiorenzo Magni.

3 Giri d’Italia (2 secondi posti), 3 Giri delle Fiandre (da cui il soprannnome “Leone delle Fiandre”), un secondo posto ai mondiali del 1951, due primati del mondo su pista, e svariati piazzamenti da podio nelle grandi classiche ed altre corse. Il “terzo uomo” dell’epoca d’oro del ciclimo italiano.Poi anche commissario tecnico della nazionale e fondatore dell’associazione ciclisti professionisti.

 

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Non me l’aspettavo, ma mi trovo di fronte ad un leone di 91 anni: baldanzoso, sarcastico, lucidissimo e con una memoria eccezionale. Si aggira per le stanze ed i magazzini del museo dando ordini ben precisi su cosa va esposto, su come esporlo e quando (“subito”) ai collaboratori del museo. Lo seguo.

Bdc-Forum (Bdc): Come lo vede il ciclismo oggi?

Fiorenzo Magni (FM): Beh, rispetto ai miei tempi è tutta un’altra cosa. Oggi è tutto diverso: le bici, il modo di correre, l’alimentazione, le radioline, la preparazione…tutto, basti pensare ai cronometraggi…

Bdc: I cronometraggi?

FM: Eh si, oggi in corsa, o alla televisione ti danno i distacchi in secondi: il gruppo di testa a 30″, il gruppo inseguitore a 20″, il resto del gruppo a 5″. Cose inimaginabili ai miei tempi. Io quando passavo in punti prestabiliti avevo un uomo di fiducia che faceva partire il cronometro e quando arrivavano gli altri prendeva il tempo. Poi andava al telefono e chiamava il punto successivo e la, quando passavo, mi urlavano il distacco. Va da se che i punti coincidevano con le locande o dove c’erano i telefoni. I distacchi erano sempre cose di minuti e più e da quando si prendeva il tempo a quando me lo dicevano magari era cambiato tutto…oh, non c’erano mica i cellulari! Parliamo dei telefoni di 60 anni fa! Già solo questo cambiava il modo di correre. Avere informazioni precise ti fa correre diversamente.

Bdc: Come si allenava lei normalmente?

FM: Pane e polvere. Che vuol dire fare tanti e tanti kilometri.

Bdc: Quanti kilometri faceva mediamente in un anno?

FM: 400km a settimana. Sempre. Pioggia, vento, grandine non importava. (Fa dei calcoli tra se a voce alta): 400km a settimana piu’ una trentina di corse , tutte sui 200-250km, piu’ i tre giri, che allora erano più lunghi di oggi, la media era 4500km…si fa presto: 30-40000km l’anno. Solo Dicembre e Gennaio mi fermavo. 

Da una teca tiriamo fuori delle agendine. Sono le sue. Molto meticoloso annotava sempre, giorno dopo giorno, i kilometri fatti e le sensazioni.

FM: ne ho venti di ste’agendine. Fammi un po’ leggere: “140km, fatica, benino nel finale. 200km, pioggia. Vigorelli”.

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Bdc: si allenava regolarmente anche in pista?

FM: Certo! ho due primati del mondo su pista! Io eh! Mica n’altro! (ride)

Bdc: Faliero Masi era il suo meccanico?

FM: Si, sempre. Lui mi faceva anche i telai. 

Bdc: anche quando correva per la Wilier?

FM: No, quelli me li facevano loro. Anche Ganna. Ma gli altri me li faceva Masi. Comunque è sempre stato il mio meccanico con tutti.

 

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Bdc: E questa? (punto una maglia gialla)

FM: Ehh! Questa me la sono portata a casa in valigia! (Nel 1950 era maglia gialla quando Bartali, dopo aver beccato lanci di sassi da tifosi francesi sul Col d’Aspin obbligo’ tutta la squadra italiana al ritiro)

Provo a fare qualche domanda a riguardo, ma lascia un po’ cadere. In compenso tenere in mano la sua maglia gialla originale mi da un certo brivido.

 

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Bdc: Quelle sono le fasce delle sue vittorie al Fiandre. Lei le grandi classiche le ha fatte tutte. Qual’è la più dura secondo lei?

FM: Il Lombardia è una gara tosta. Si. Pero’ anche il Fiandre….e la Roubaix…con tutto quel pavé…

 

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Si ritorna a parlare dei suoi allenamenti. In genere comincia lui a parlare di qualcosa prima che io gli ponga domande.

FM: Pane e polvere dicevo. Quanti kilometri! Dovrei pagare una tassa allo stato per tutto l’asfalto che gli ho consumato! Ogni tanto andavo dal professor Siroli a Milano…

Si interrompe per lamentarsi coi curatori del museo che non hanno esposto dei pannelli con delle foto d’epoca che ha fatto fare lui. Controbattono che ci sono dei parametri espositivi. Magni ricorda che “il museo è fatto anche per gli intellettuali e gli studiosi, ma soprattutto per il popolo“. Poi pero’ dice che si fida della loro competenza.

FM: ….dicevo, andavo dal professor Siroli a Milano e gli chiedevo dei ricostituenti. E lui mi rispondeva: “Fiorenzo…ma che ricostituenti ti devo dare? Cosa dovrei dare allora ai minatori di Marcinelle! Mangia tanta carne rossa, pesce e verdura e poco sesso”. 

Bdc: diceva cosi’?

FM: Si. Ed aveva ragione. Certo…poco sesso…il giusto…ma un conto è fare i 200mt o giocare a pallone, ma se ti devi fare Aubisque, Tourmalet, Aspin, Peyresourde, Aspet  (mi impressiona che li metta in perfetto ordine di successione da ovest a est-ndr-) come fai? devi avere tutte le energie!

Bdc: Lei è sempre stato cosi’ meticoloso?

Si zittisce e mi porta a vedere una gigantografia: 19^ tappa del giro d’Italia 1951: si vedono: van Steenbergen, Kübler, Koblet, Coppi, Bartali, Bobet, Magni.

FM: li vedi questi qua? Questo sono io. Come crede potessi stare dietro a questa gente? Pane e polvere.  E volontà. Con la volontà si puo’ fare tutto. Darsi da fare. Io non sopporto chi mi dice “lo faccio domani”. Quello che vorresti fare domani lo dovevi fare già ieri! Io sono forse l’unico sportivo (di un certo livello vorrei aggiungere, ma mi rendo conto che è superfluo dirlo -ndr-) che correva e faceva un altro lavoro. Gli ultimi 4 anni della mia carriera avevo una concessionaria Moto Guzzi e poi una della Lancia. Mi allenavo la mattina fino a mezzogiorno. Poi doccia e messaggi. Quindi in ufficio fino alle 20. Ed ho fatto i miei risultati lo stesso (quel giro lo ha vinto con 1’46” su van Steenbergen -ndr-).

 

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Bdc: quando ha deciso di smettere?

FM: potevo andare avanti ancora un paio d’anni a buon livello, ma mi stancavo troppo. Non va bene. Come i cicloturisti (utilizza il termine cicloturisti per indicare quelli che normalmente definiremmo “amatori” -ndr-) che a 70 anni fanno le gare o le corse. Non va bene. Vai in bicicletta, ma per il piacere e basta. Se no ti fa male al fisico!

Bdc: Cosa ne pensa del mondo amatoriale? Delle granfondo?

FM: E’ una cosa bellissima. Io abito in Brianza ed a volte, il fine settimana mi tocca aspettare per poter uscire dal portone in macchina per via dei ciclisti che passano. Quanti sono! Ma son contento. Mi piace vederli passare. Mi mette gioia. E poi so che alcuni poi passano corridori veri e questa è un’altra cosa bellissima.

Nel frattempo realizzo che parla poco e malvolentieri di se, dei propri risultati e parla molto più spesso degli altri. in particolare di “quei due”. Coppi e Bartali. Come se parlasse di due divinità.

Bdc: Ho notato che tende sempre a valorizzare il lavoro duro, ma lei aveva anche il talento.

FM: Io ho vinto. Ho perso. Ho sposato la donna della mia vita, che amo ancora oggi. Una donna intelligente e bella (si rivolge al nipote ed esclama: “è ancora bella la nonna vero? Altrochè!”) ho avuto due figlie bellissime, che hanno sposato due ottime persone e mi hanno dato 5 nipoti a cui voglio gran bene. Ho avuto 4 ditte. Sono stato un uomo fortunato. Perchè è fortuna eh!

 

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Un curatore del museo ricorda: “è stato il miglior discesista di tutti i tempi!

FM: (ci pensa un po’) …certo, gli altri son tutti morti! (ride)

Parla e si interrompe spesso per parlarmi del museo, delle attività legate al museo alla gente che ci lavora.

Bdc: Ci tiene davvero molto a questo museo.

FM: E’ la mia seconda famiglia. E’ un museo importantissimo. Ora stiamo organizzando un incontro con un gran numero di vincitori del Tour de France. sarà una cosa bellissima. E poi sto organizzando la festa per i miei 100 anni! Sto già mandando gli inviti (ride).

Poi si rivolge al nipote e chiede: “quanto manca? 8 anni e mezzo? Bisogna che mi sbrighi. E’ già dopodomani!

 

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Un caloroso ringraziamento a Fiorenzo Magni, Riccardo Fracassi, Carola Gentilini, Floriano Albè, Debora Buzzi.

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