La protesta della Vuelta guidata da Froome

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Dopo la discussa protesta di Morbegno al Giro d’Italia, i corridori si sono trovati di nuovo a protestare in corsa, stavolta alla Vuelta España, alla 11^ tappa.

A prendere le redini della situazione è stato nientemeno che Chris Froome (Ineos Grenadiers), il quale si è posizionato in testa al gruppo alla partenza, tra Primoz Roglic (Jumbo-Visma) ed il proprio compagno Richard Carapaz e la maglia bianca Enric Mas (Movistar) per fermare il gruppo subito dopo lo start indicando al resto del gruppo di fermarsi.

Ciò ha costretto il direttore della corsa, Javier Guillén, a scendere dalla vettura della direzione per andare a parlare con Froome. Le telecamere di ITV hanno colto le parole del britannico, il quale ha spiegato che era dispiaciuto per l’organizzazione, ma che i corridori avevano preso una decisione.

La protesta è stata organizzata a causa del disaccordo nato alla fine della 10^ tappa sull’implementazione della regola dei 3 secondi, per la quale Roglic ha preso la maglia rossa di leader della classifica generale a discapito di Carapaz vincendo la tappa con un distacco proprio di 3″ sull’ecuadoriano.

La 10^ tappa era stata designata come tappa piatta, quindi sottostante alla regola dei 3 secondi, la quale è stata introdotta per rendere più sicuri gli arrivi allo sprint,  non attribuendo i distacchi sotto i 3″, in modo da evitare che i corridori di classifica siano costretti a lottare con i treni dei velocisti.

Alla fine della 10^tappa però i commissari hanno deciso di non applicare la regola in virtù della salita finale, facendo perdere appunto 3″ a Carapaz avvantaggiando Roglic che ha conquistato la camiseta roja (Hugh Carthy della EF ne ha persi 10″) a paritempo con lo sloveno.

Froome ha proseguito quindi chiedendo conto a Guillén della tappa precedente, ricordando che la conduzione della corsa è condizionata dall’applicazione o meno della regola, con i corridori di classifica più o meno aggressivi nel finale se applicata o meno, e soprattutto per la giornata stessa, con la Ineos e la Jumbo indecise su chi dovesse controllare la corsa in base al possesso della maglia rossa o meno.

Guillén ha suggerito di parlarne a fine tappa, ma Froome è rimasto molto fermo e chiaro dicendo che “No, non possiamo parlarne dopo, deve essere deciso ora“.

Alla fine il gruppo è partito con Roglic in maglia rossa dopo pochi minuti. Aldilà dell’efficacia o meno sulla corsa di questa protesta-lampo il dato importante è che in breve tempo si è assistito ad una nuova presa di posizione dei corridori, che sembrano intenzionati a far sentire maggiormente la loro voce ed il loro peso.

Geraint Thomas (Ineos) intervistato a proposito ha dichiarato: “È una grande cosa vedere il gruppo unito come alla Vuelta. Il mio punto è che il ciclismo professionistico non esiste senza i corridori, invece ogni decisione è presa da dirigenti ed i corridori sono gli ultimi a sapere le cose. Il motivo per cui non abbiamo mai la parola su niente è che non siamo uniti come gruppo“.

Ora sembrano intenzionati a cambiare le cose.

Commenti

  1. dinute:

    Le similitudini con lo sciopero di Morbegno non esistono. Quello è stato uno sciopero contro gli organizzatori, questa è stata un protesta contro la giuria e l'organizzazione non aveva responsabilità.
    Perchè non ci sono similitudini? perchè era diverso l'interlocutore della protesta? Cambia poco, la similitudine più grossa è che stanno cominciando a farsi sentire di volta in volta con chi ritengono di farlo e bloccando le gare.
  2. I regolamenti andrebbero concordati in anticipo, eventuali variazioni in corsa sempre concordate. Concordo con il fatto che il team dovrebbe supportare a livello legale i professionisti.
    Certo che a livello organizzativo sembra ci sia un poco di confusione anche a questi livelli.

    Forse più manager e avvocati e meno ex ciclisti potrebbero aiutare in alcune aree del circo a 2 ruote.
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