La tattica Movistar

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La squadra iberica Movistar si è presentata anche alla attuale Vuelta con cosiddetto “tridente”, ovvero tre capitani, o tre corridori per fare classifica. Cosa che ha già proposto nel recente passato. E sempre nel recente passato questa tattica ha sembrato non funzionare. Addirittura ne è uscita una serie Tv su Netflix, The Least Expected Day. Inside the Movistar Team 2019, che tratta in gran parte questa tematica.

Nella tappa di ieri, l’8^ della Vuelta, questo tema è tornato prepotentemente di attualità: la squadra spagnola ha preso in mano le operazioni prima della salita finale di Moncalvillo forzando un ritmo elevatissimo. Lo scopo pare essere chiaro: isolare i capitani delle squadre più forti (Jumbo-Visma e Ineos Grenadiers) prima di lanciare uno (o tutti) dei loro capitani sulla salita finale. Il tutto per farli riavvicinare in classifica generale ai primi. Enric Mas era il loro migliore uomo, 5° a +1’17” da Richard Carapaz (Ineos); a seguire Marc Soler a +1’42” e Alejandro Valverde a +2’30”.

La tattica ha funzionato nella parte in pianura prima della salita finale, con Imanol Erviti, José Joaquin Rojas e Neilson Oliveira a tenere un ritmo elevatissimo, con cui hanno ripreso una fuga, spaccato il gruppo ed eliminato qualche corridore in fondo al gruppo (Chris Froome ad es.). L’ultima tirata è stata quella di Carlos Verona fino ai -5km.

Peccato che, come nel recente passato con Valverde, Mikel Landa e Nairo Quintana, nessuno dei loro attuali leader sia stato capace di fare un attacco finale decisivo, e soprattutto poi di tenere le ruote di Primoz Roglic, Richard Carapaz, Dan Martin e Hugh Carthy. Risultato: Mas, 7°, ha perso 47″ ed ora è a +1’47”; Valverde a +3’35” e Soler a 3’40”. Distacchi che cominciano ad essere importanti, soprattutto perché restano 3 tappe su 10 per recuperare terreno, con anche la cronometro di Èzaro, che presumibilmente non è proprio il terreno ideale su cui recuperare terreno ad un Roglic.

Il dibattito è sempre quello quindi: vale la pena avere 3 capitani invece che solo uno su cui puntare tutto? È Valverde che limita la libertà dei compagni più giovani? O questi semplicemente non sono all’altezza della concorrenza? Perché cercare di giocare d’attacco se poi nessuno dei tre uomini di punta ha le gambe per finire il lavoro? O è la dirigenza che sbaglia puntando su questo “schema”, e continuando a non avere obiettivi chiari (Soler che prima doveva essere capitano unico al Giro, poi invece ha fatto Tour e Vuelta) e complicando forse anche le preparazioni degli atleti?

Voi che ne pensate?

 

 

Commenti

  1. Con Carapaz al Giro ha funzionato, anche se li sono emersi in 2 (l'altro era Mikel Landa). Io ho visto anche il documentario, ma in realtà c'é molta enfasi nel racconto. Il ruolo di Valverde é a mio modo di vedere un po' ambiguo; da un lato é la guida dei più giovani, ma essendo ancora competitivo si gioca le sue occasioni. In definitiva é un modo di interpretare le corse con una logica diversa.
  2. Per rispondere alle domande:
    1) vale la pena avere 3 capitani invece che solo uno su cui puntare tutto?
    Non è questione se vale la pena o meno. Se non ne hai uno certamente più forte degli altri (compagni e avversari) è giusto tenere in classifica tutti e 3 che magari possano aiutarsi o attaccare in momenti diversi, purchè con una regia in ammiraglia coerente e non confusionaria e che non si corrano contro o secondo il loro istinto. Così facendo, lo scorso anno la Ineos ha fatto 1 e 2 al Tour de France. Il segreto per il miglior risultato possibile è la corretta gestione. Se con quella non vinci, è segno che qualcuno era più forte e non vincevi manco col capitano unico.

    2) È Valverde che limita la libertà dei compagni più giovani? O questi semplicemente non sono all’altezza della concorrenza?
    No, lui non limita nulla, non mi pare abbia mai assunto comportamenti pretenziosi o da prima donna. Semplicemente non sempre sono stati gestiti benissimo e in generale, la nomea se la sono guadagnata ingiustamente, nel senso che perdevano da una squadra complessivamente più forte (Sky)e che aveva un capitano (Froome) più forte di tutti. Quando è così perdi e lo devi accettare perchè ha vinto il più forte.

    3) Perché cercare di giocare d’attacco se poi nessuno dei tre uomini di punta ha le gambe per finire il lavoro?
    Perchè non sai prima se gli avversari ne avranno o meno, non possiedi i loro dati e lo saprai solo dopo e perchè se non ci provi non ci riuscirai mai. No pain no gain. In tal senso Nibali è un esempio...certe volte era al limite del velleitario in certi attacchi, ma certe volte quegli attacchi assurdi gli hanno fruttato la vittoria: uno su tutti la Sanremo (anche se lì ci sarebbe un altro aspetto da evidenziare: lui era scattato per stanare gli avversari di Colbrelli....ma poi ha tirato dritto mentre gli altri cincischiavano).

    4) O è la dirigenza che sbaglia puntando su questo “schema”, e continuando a non avere obiettivi chiari (Soler che prima doveva essere capitano unico al Giro, poi invece ha fatto Tour e Vuelta) e complicando forse anche le preparazioni degli atleti?
    Secondo me non c'è nulla di complicato nella preparazione degli atleti. Se lo sanno per tempo quale è il programma, hanno il tempo per prepararcisi. Se non vincono, non vincerebbero manco da soli. Allora sarebbe il caso di abbassare l'asticella, ad esempio se il Tour non è aria, si va al Giro/Vuelta ove infatti hanno vinto 3 volte: 2 Quintana e una Carapaz. (parlando degli ultimi 10 anni, senza retrocedere a tutta la loro storia).
  3. Non sono mai stati una squadra da 70 vittorie stagionali, ma le uniche due di quest'anno disgraziato sono comunque davvero poche.
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