L’UCI vieta ai corridori transgender la partecipazione alle gare femminili

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In un comunicato stampa, l’unione ciclistica internazionale (UCI) ha deciso di adattare le attuali regole sul diritto delle atlete transgender a partecipare alle gare del calendario internazionale UCI:

D’ora in poi alle atlete transgender che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà (maschile) sarà vietato partecipare alle gare femminili del calendario internazionale UCI – in tutte le categorie – nelle varie discipline.
Per gli eventi internazionali Masters – gare del Calendario Internazionale UCI Cycling for All ed eventi UCI (UCI Gran Fondo World Series, UCI Gran Fondo World Championships, UCI Gravel World Series, UCI Gravel World Championships e UCI Masters World Championships) -, la categoria maschile sarà rinominata Men/Open, e qualsiasi atleta che non soddisfi le condizioni per la partecipazione agli eventi femminili sarà ammesso senza restrizioni.
Il Comitato direttivo dell’UCI ha preso atto dello stato delle conoscenze scientifiche, che non confermano che almeno due anni di terapia ormonale di conferma del sesso con una concentrazione plasmatica di testosterone target di 2,5 nmol/L siano sufficienti a eliminare completamente i benefici del testosterone durante la pubertà negli uomini. Inoltre, esiste una notevole variabilità interindividuale nella risposta alla terapia ormonale di conferma del sesso che rende ancora più difficile trarre conclusioni precise sugli effetti di tale trattamento.  Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non è possibile escludere che fattori biomeccanici come la forma e la disposizione delle ossa degli arti possano costituire un vantaggio duraturo per le atlete transgender.
Tenendo conto di questi risultati il Comitato direttivo dell’UCI ha considerato l’interesse degli atleti transgender di poter partecipare alle competizioni sportive rispetto a quelli degli atleti della categoria femminile, considerata una classe protetta. In questo contesto, il Comitato direttivo dell’UCI ha concluso, considerando le rimanenti incertezze scientifiche, che era necessario adottare questa misura per proteggere la categoria femminile e garantire le pari opportunità.
Per ulteriori informazioni sullo stato attuale delle conoscenze scientifiche sugli effetti del trattamento di conferma del genere sui marcatori di prestazione nelle cicliste transgender consultare: Prof. Xavier Bigard, “The current knowledge on the effects of gender-affirming treatment on markers of performance in transgender female cyclists”, aggiornato a maggio 2023.
Le nuove regole entreranno in vigore il 17 luglio 2023. In futuro potranno essere modificate in base all’evoluzione delle conoscenze scientifiche. In quest’ottica l’UCI avvierà discussioni con altri membri del movimento sportivo internazionale per il cofinanziamento di un programma di ricerca volto a studiare i cambiamenti nelle prestazioni fisiche di atleti altamente allenati sottoposti a trattamenti ormonali di transizione


Il presidente dell’UCI David Lappartient ha dichiarato inoltre: “Prima di tutto, l’UCI desidera ribadire che il ciclismo, come sport agonistico, attività ricreativa o mezzo di trasporto, è aperto a tutti, comprese le persone transgender, che incoraggiamo come tutti gli altri a partecipare al nostro sport. Vorrei anche ribadire che l’UCI rispetta e sostiene pienamente il diritto delle persone di scegliere il sesso che corrisponde alla loro identità di genere, indipendentemente dal sesso che è stato loro assegnato alla nascita. Tuttavia ha il dovere di garantire soprattutto le pari opportunità per tutti i concorrenti nelle competizioni ciclistiche. È questo imperativo che ha portato l’UCI a concludere che, dato che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non garantisce tale uguaglianza di opportunità tra le atlete transgender e le partecipanti di sesso femminile cisgender, non era possibile, in via precauzionale, autorizzare le prime a gareggiare nelle categorie femminili“.

La decisione è stata presa con ogni probabilità dopo le polemiche nate dopo la vittoria di Austin Killips al Tour of Gila femminile lo scorso maggio, prima atleta transgender a vincere una corsa a tappe UCI. Vittoria che Inga Thompson, tre volte olimpionica, aveva commentato criticando proprio l’UCI, dicendo che: “sta uccidendo il ciclismo femminile”. Seguita anche dalla collega Alison Sydor, medaglia d’argento olimpica canadese, la quale ha criticato la partecipazione di Killips affermando che “funzionalmente non è diversa dal doping”.

E prima ancora con il caso di Emily Bridges, altra atleta transgender.

Commenti

  1. Lumi:

    Non abbiamo due dizionari diversi, abbiamo idee diverse, non e’ un dramma. Per me serve un criterio semplice che non permetta a nessuno di approfittare di cavilli e regole artificiose, tu condizioni la partecipazione a qualcosa di teorico che renda equa la partecipazione stessa, qualcosa che secondo me non esiste, se apri una possibilita’ in questo senso non ne esci piu’ e la competizione diventa iniqua.
    Sul fatto che esista o meno una condizione equa non ho la risposta, non sono in grado di trovarla, ribadisco se chi ne ha le competenze potrà farlo lo trovo più che giusto, anche perché la realtà è che molte persone si avvicinano a questi percorsi in età sempre più precoce dove la terapia ormonale diventa estremamente efficace, se non si troverà una soluzione giusta sono d'accordo nel dire che probabilmente è meglio una esclusione dalle gare piuttosto che una gara "falsata" questo si

    Creare una categoria a parte sarebbe probabilmente anche più umiliante per chi non si ritiene affatto una categoria a parte
  2. motogpdesmo16:

    Una risposta chiara non la dai perchè non vuoi darla e non perchè non sei in grado di darla come, invece, vuoi furbescamente far credere.

    In merito alla seconda parte della tua risposta, nessuno penso che sia tanto banale da sostenere che sei maschio se sei nato con il pisellino fra le gambe.
    Al contrario, la biologia dice che sei maschio se il tuo patrimonio genetico contiene i cromosomi XY viceversa XX per le donne. Pensi sia legittimo usare questo come criterio per determinare chi può partecipare a determinate competizioni oppure credi che non sia equo?
    Mi pare evidente che basarsi solo sui cromosomi non funzioni, basta guardare il caso semenya e altrettanto sarebbe per tutti i trans ftm che fanno terapia ormonale col testosterone e che secondo i cromosomi dovrebbero gareggiare in categoria femminile...
  3. andry96:

    Mi pare evidente che basarsi solo sui cromosomi non funzioni, basta guardare il caso semenya e altrettanto sarebbe per tutti i trans ftm che fanno terapia ormonale col testosterone e che secondo i cromosomi dovrebbero gareggiare in categoria femminile...
    In merito al caso semenya dimentichi di riportare la seconda parte del discorso, ossia che è stata determinata la quantità di testosterone / litro di sangue per poter gareggiare tra le atlete.
    Così come hai scritto nell'altro post che per Pistorius sono state fatte ricerche e regolamenti ad hoc, anche per la Semenya sono stati adattati i regolamenti. Pertanto, riagganciandomi ai trans ftm, se rispettano il regolamento (cromosomi, quantità di testosterone per litro di sangue e chissà quali altri parametri che ad una analisi superficiale ci sfuggono), hanno tutto il diritto di partecipare alle competizioni IAAF.
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