Nans Peters rivelazione, Pogačar record e la maledizione Pinot

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Tappa piena di spunti interessanti quella di ieri al Tour, la prima pirenaica, Cazères -> Loudenvielle   (141k).

Nans Peters rivelazione

Il 26enne francese della AG2R sembrava aver arraffato la tappa della vita al Giro d’Italia l’anno scorso ad Anterselva, invece si è ripetuto anche al Tour, cosa non facile per questo gregario di Bardet che non ha solo imbroccato la fuga giusta, ma è sembrato forte e soprattutto lucido. Forte per aver saputo stare a ruota di un pur non brillantissimo Ilnur Zakarin (CCC), comunque migliore di lui in salita, ma anche per aver tenuto molto bene nel finale che presentava alcune difficoltà minori, ma non banali. Lucido nel leggere la fuga buona e fare la differenza su Zakarin in discesa, cosa tutto sommato non sorprendente viste le note in-capacità del russo (Peters a fine tappa ha detto che aveva notato nella penultima discesa come Zakarin scendesse “come una capra”). Insomma, una bella conferma per “il pinguino” (il suo soprannome dovuto alle folte sopracciglia ed il modo di muovere le spalle in bici), che si sta costruendo un palmares di tutto rispetto per un gregario.

Pogačar da record

Il giovane sloveno della UAE-Emirates aveva perso tempo prezioso in modo metà ingenuo metà sfortunato nella tappa precedente, quindi ieri ci si aspettava qualcosa, ma vista la velocità con cui il gruppetto dei favoriti ha affrontato le salite sembrava missione impossibile recuperare del tempo su Adam Yates. Pogačar ha dichiarato che sul col de Peyresourde ha osservato gli avversari notando che “erano tutti al limite”, e che quindi gli è parso il momento buono per attaccare. Ragionamento che non fa una piega, basta avere le gambe per attaccare quando i 10 migliori scalatori del pianeta sono “al limite”…cosa che evidentemente il buon Tadej ha saputo fare. Risultato: una prestazione stellare sul Peyresourde che ha scatenato gli analisti di W/Kg e VAM. Infatti Pogačar avrebbe stabilito il nuovo record dell’ascensione, e non si tratta solo del KOM su Strava, ma di aver battuto il record stabilito al Tour 2003 dalla coppia Alexander Vinokourov-Iban Majo.

Al momento del primo attacco Pogačar ha sparato 544w (8.24 w/kg-Pogačar è dato 66kg-) per 19″. Con lui sono rimasti solo Nairo Quintana e Primoz Roglic. Non riuscendo, o non volendo, trovare un accordo il trio si è fatto riprendere dal gruppetto maglia gialla, con un Adam Yates che è sembrato in difficoltà. A quel punto Pogačar ha portato l’assalto finale: 3 secondi a 687w (10.4 w/kg), che gli sono bastati per lasciare tutti sul posto ed involarsi. Da li lo sloveno si è gestito con un ritmo molto regolare: 11′ a 446 W (6.75 W/kg) medi, per una VAM di 1859. Totale: ha percorso il Peyresourde in 24’08”, a 23,7km/h medi, con una potenza media di 428W ed una VAM di 1711.

Con questa prestazione stellare (realizzata senza che alla fine sembrasse sfinito) lo sloveno ha recuperato 40″ (sugli 81″ persi ieri) a Yates, arrivando 9° a 6′ da Peters. E riavvicinandosi a +35″ su Bernal in classifica maglia bianca. Notevole. Peccato abbia una squadra non all’altezza nel supportarlo perché ha tutte le carte in regola per salire sul gradino più alto del podio a Parigi.

La maledizione di Pinot

Thibaut Pinot (Groupama-FdJ) è simpatico, intelligente e sicuramente con grandi qualità. Da qualche parte però gli manca qualcosa, non si sa se fisicamente, mentalmente o, per chi ci crede, qualche stella favorevole in cielo. Dopo le defaillances al Tour 2013, in cui si perse in discesa, al Tour 2015, sciolto dal gran caldo, al Tour 2016 si spense sul col D’Aspin prima e sotto la grandine d’Arcalis poi, quindi scala reale al Tour 2017 tra bronchite, mal di gola, gastroenterite, mal di schiena e chissà cos’altro. Infine al Tour 2019 l’infortunio in corsa al quadricipite femorale con abbandono conseguente. E come bonus la crisi fatale al Giro 2018. Totale: 50% di abbandoni nei grandi giri fino ad oggi, con 6 ritiri su 12 disputati. Ieri l’ennesima delusione, quando mezza (o più) Francia questa volta ci credeva. Lui stesso a fine tappa è stato spietato con se stesso: “Sono troppi fallimenti per me. Ho sempre detto che la bici è battersi, gioire, vincere delle corse….voglio scusarmi con i miei compagni, con chi mi supporta. È un grande fallimento per tutti. Per la squadra, per me, per molte persone…“.

Pinot vanta 3 tappe vinte al Tour in carriera, arrivate sempre dopo che la classifica generale era sfumata. Come vanta 5 Top Ten nei grandi giri: 10° al Tour 2012, 3° al Tour 2014, 7° alla Vuelta 2013, 6° alla Vuelta 2018, 4° al Giro 2017. Ora vedremo cosa farà, come reagirà. Forse una vittoria di tappa mitigherà la delusione, o forse farà capire che correre con la pressione della classifica generale per 3 settimane è quello che lo logora di più. Un augurio di ritrovarlo vincente al più presto in ogni caso, perché è un corridore meritevole.

Guillaume Martin sogno francese di riserva

Guillaume Martin (Cofidis), il ciclista filosofo (qui il suo libro per chi è interessato) sorprende ogni giorno ed intanto resta stabile al 3° posto in classifica generale a 9″ da Yates. Eppure il francese sembra molto a suo agio tra i migliori, non avendo certo una squadra di prima fascia a supportarlo, anzi, può contare solo su due gregari di buon livello, con Jesus Herrada (2° dietro Lutsenko al Mt.Aigoual e già vincitore di una tappa alla Vuelta 2019) e Nicolas Edet (Tour de Limousin 2018 e miglior scalatore alla Vuelta 2013); il resto della squadra votata a supportare Viviani. In un Tour da scalatori (8000mt di dislivello in più dell’anno scorso) il piccolo Martin (1,73 m, 55 kg) potrebbe rivelarsi la sorpresa che non ti aspetti.

Oggi altra tappa di montagna brutale, con le salite di Hourcère (11 km al 8,8 %) e di Soudet (3,8 km al 8,5 %), con 5km di discesa  prima del col de Marie Blanque (7,7 km al 8,6 %).

 

 

 

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