Richmond 2015: Le pagelle dei mondiali

Regia televisiva pessima, scenari urbani tristanzuoli, copertura Rai…Il mondiale di Richmond 2015 sarà ricordato pero’ indubbiamente come una bella corsa, che si è giocata sino all’ultimo. Con un po’ di leggerezza proviamo a dare dei voti.

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Peter Sagan: 10

Di meno non gli si può dare. Incredibilmente criticato perché a 25 anni ha collezionato 55 secondi posti in carriera, tra cui una MI-Sanremo, un Fiandre, vinto 4 maglie verdi al Tour, ed altre bazzecole che farebbero il palmarés di 4 corridori, finalmente ha centrato un obiettivo maggiore. Obiettivo che a detta delle persone dell’ambiente era solo questione di tempo.

Nello specifico, stando coperto sino all’ultimo giro (dietro il fratello ed uno dei Velits)  e sparando l’unica cartuccia possibile ha fatto centro. Il pezzo di bravura pero’ lo ha compiuto all’uscita del muro (dove gli si è pure sganciata una scarpa dal pedale) e nel falsopiano finale dove ha veramente salutato VanAvermaet & c. per poi tenere sino al traguardo.

Michael Matthews: 9

Alla stessa età di Sagan non sarà lo stesso fenomeno, ma è uno che c’è sempre (3° quest’anno alla Sanremo ed all’Amstel, tra l’altro). Dopo la gara si è lamentato che Gerrans, suo compagno di squadra, non abbia lavorato per lui nel finale. Pare che la tattica dei “2 Leaders” fosse concordata tra gli autraliani…tant’é. Sicuramente è un altro che se si “sbloccasse” potrebbe avere un bel posto sotto i riflettori.

Ramunas Navardauskas: 9 1/2

Cosa poteva fare di più della medaglia di bronzo il lituano che ha potuto contare solo su 2 compagni di squadra (Bagdonas e Siskevicius)? Già vincitore di una tappa al Tour ed al Giro (al Vajont, davanti il nostro Oss) è spesso considerato più un passistone-cronoman (visti anche i successi nei campionati nazionali), dimenticandosi forse anche la vittoria alla Liegi U23 nel 2010. Un corridore abbastanza completo quindi, nonostante i 190cm, che potrebbe forse essere utilizzato meglio proprio nelle classiche del nord.

Alejandro Valverde: 8

La Spagna ha fatto la solita tattica attendista, non avendo uomini con cui tentare azioni di forza. Ed alla fine la pezza ce l’ha messa El Embatido Valverde, solo 5°, ma considerando che ha dovuto fare lo sprint con “cannonieri” come Kristoff e Gerrans, non si può che togliersi di tanto di cappello al 35enne Murciano.

Alexander Kristoff: 8

Ci si aspettava molto dal vincitore del Fiandre 2015 (e 2° alla Sanremo). Alla fine è 4° e lui stesso ha detto che non poteva fare di più. La squadra lo ha supportato bene e la mossa di Boasson Hagen di marcare VanAvermaet e Sagan era abbastanza logica. Lo sprint finale lo ha visto “mancare di potenza” come ha dichiarato, e per lui probabilmente vale l’inverso di Valverde: è riuscito a tenere sui muri al 19%, cosa non scontata e sprintare. C’era quasi.

Michal Kwiatkowski: 7 1/2

Menzione per il campione uscente. Alla fine è 8°, niente di che, ma durante la corsa ha sempre dato l’impressione di essere “sciolto” ed in palla. Anche lui non supportato granché dalla squadra alla fine è arrivato col mucchio selvaggio dei top riders. L’impressione è che alla Sky abbiano fatto un bel affare a prenderselo.

Germania: 5

John Degenkolb 29° è il magro risultato della Mannschaft a questo mondiale. Il vincitore di Sanremo e Roubaix ci ha provato, ma troppo presto, andando in scia di Stybar, ma soprattutto completamente da solo. Che si mettesse male per i tedeschi lo si era già capito con le impietose immagini di André Greipel e Marcel Sieberg che arrancavano a fondo gruppo a 3 giri dalla fine. Panzerwagen Tony Martin ed vari Geschke, Knees e Burghardt hanno fatto un buon lavoro di copertura, ma alla fine, come ammesso da Degenkolb, è stato il nervosismo a tradirlo, ed invece di aspettare si è lasciato andare ad un attacco prematuro su Libby Hill.

Belgio: 6

La corazzata belga ha gestito molto bene la propria gara. Per la perfezione è mancato il risultato, che è tutto. Pero’ hanno corso bene, mettendo gli uomini giusti in fuga (un ottimo Boonen) e soprattutto lanciando Van Avermaet sul muro finale. Al buon Greg sono mancati quei 2-3 colpi di pedali a fine muro che invece ha avuto Sagan. E poi la collaborazione di Boasson-Hagen nel cercare di riprenderlo nel falsopiano. Alla fine è Gilbert a fare 10°. Troppo corti i muri per fare una delle sue sparate. Perdenti, ma con onore.

Olanda: 6 1/2

Una delle squadre più attive. Senza reali uomini adatti al percorso hanno fatto fare un gran lavoro a Mollema, per poi sparare la cartuccia Terpstra, presumibilmente al momento giusto, ovvero troppo presto per far sormontare i muri al vincitore della Roubaix 2014. Alla fine colgono un 11° posto con Tom Dumoulin, che dimostra una certa classe anche dopo la l’exploit della Vuelta.

Italia: 5

La prova dell’Italia è stata condannata da più parti come disastrosa. In realtà ha fatto la gara in buon modo, quasi specularmente al Belgio. Ai piedi di Libby Hill era proprio con i belgi in testa al gruppo, ma proprio in quel momento non si poteva non farsi la domanda: Ed ora chi parte? Il punto è che l’Italia non ha un VanAvermaet al momento. Si può recriminare sul fatto che si sia portato Nibali, che su un percorso come questo nulla poteva fare, che non si sia portato Visconti (ma alla fine quelli con le sue caratteristiche non hanno poi combinato molto), che non si sia marcato a ruota Sagan (ma quanti ne andavano marcati nel finale?), che non si sia portata gente in palla come De Marchi, etc…alla fine resta la certezza che mancava l’uomo giusto per questo percorso.

E che soprattutto Sagan è stato il più forte senza dubbio.

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