Visita a Pinarello

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Nella sede di Pinarello c’è una cosa strana che balza subito agli occhi: un Segway, un monopattino elettrico, che gira su e giù dappertutto a velocità pazzesca. Inchioda davanti alle porte automatiche , resta in surplace avanzando ed indietreggiando nervosamente finché non si aprono e poi schizza all’interno. Idem per gli ascensori: un attimo è al piano terra, 1 minuto dopo lo vedi sfrecciare al secondo piano.

Alla guida Fausto Pinarello, che mi dice: “2600km all’anno dentro sto’capannone. Sempre a manetta“. Sorride e sfreccia via.

Gli ultimi anni sono stati davvero delle “montagne russe” per Pinarello: dalla morte del compianto Andrea Pinarello l’anno scorso, alla vittoria al Tour de France quest anno con lo Sky Team ed una memorabile “doppietta” con Wiggins e Froome.

Anno che vede anche l’azienda festeggiare i suoi 60 anni.

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Fausto Pinarello finalmente abbandona il suo bolide elettrico e gentilmente mi concede un (bel) po’ del suo tempo.

Ovviamente le mie domande sono tutte per la vittoria al Tour, i programmi per gli anni a venire, il capire come gestiscono l’entusiasmo, ma i toni restano pacati, sobri.

Per Pinarello non ci sono “montagne russe”, ma una “traiettoria costante e senza salti bruschi. Preferibilmente in salita“, aggiunge con un sorriso.

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Quindi pochi proclami e lavorare per gradi, “innovando, cercando sempre di avere la marcia giusta, ma senza proclami o pestando i piedi agli altri“.

E cosi’ Pinarello cerca di creare pochi prodotti, ma buoni, costruendo la “squadra” giusta fatta di uomini importanti, come Stefano Scapin, entrato da 1 anno e mezzo in questa squadra e che sta già sfornando prodotti nuovi ed importanti, a cominciare dal rilancio del marchio Pinarello nel mondo della mountainbike ed altri che verranno (in foto il nuovo telaio da pista con la forcella con sterzo conico con un mostruoso diametro alla base di 1 3/4″)

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Perché dietro ogni prodotto ci sono le persone. Anche se oggi Pinarello produce in Oriente, a Taiwan. “E non potrebbe essere altrimenti, aggiunge Fausto Pinarello, perché certa tecnologia e qualità su certi volumi è possibile solo li“.

A cominciare dal carbonio Toray, il migliore sul mercato, “non solo per il materiale in se, ma perché solo alcuni stabilimenti sono autorizzati dalla Toray a lavorarlo. Ovviamente se rispondono a certi criteri…questo la gente spesso lo ignora e basta dire “carbonio”, ma non è tutto uguale…“. La smorfia di disappunto di Fausto sottolinea il concetto.

Ma anche questo non basta, e cosi’ lo stesso Fausto vola a Taiwan ogni 20gg per tenere tutto sotto controllo.

Poi i telai arrivano nel trevigiano e vengono controllati, alesati, fresati, verniciati. Tutto a mano, uno per uno.

Non è che qui non facciamo niente eh! Di centri lavorativi cosi’ nel settore, in Italia, non ce n’è molti…” prosegue Fausto.

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I prototipi vengono direttamente costruiti qui invece. In uno spazio apposito, ma “off-limits” per le foto, in cui proprio durante il mio passaggio stavano lavorando su una prossima novità.

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E cosi’ Fausto ritorna a spiegarmi il difficile equilibrio del mercato odierno, in un momento non certo facile per l’economia in generale, e come Pinarello si debba districare tra un marchio associato al top di gamma, ma con degli investimenti notevoli da fare anche per il medio (“magari potessero permettersi tutti bici da 6000eu“); dei successi da valorizzare, ma in un contesto di grande concorrenza ed aggressività tra marchi; senza contare il comparto Granfondo, un movimento che probabilmente Pinarello più di ogni altro ha contribuito a rendere importante e diffuso come lo è oggi (“pure con tutti i suoi eccessi“) persino all’estero.

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E Fausto Pinarello sa di cosa parla in quanto, come noto, è un appassionato granfondista (“un amatore, non certo un corridore, quello lo era mio fratello Andrea”), anche se secondo lui sono da privilegiare i percorsi non estremi, “quelli dove certa gente va solo a farsi del male“.

Insomma, sobrietà, pacatezza, seppur col brio del dialetto trevigiano, ed uno sguardo sempre rivolto al futuro, ma dando importanza in primis alle persone che ci sono dietro i prodotti.

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“Una traiettoria continua, senza salti bruschi”. Cosi’ per Pinarello si va dal passato al futuro.

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Un ringraziamento a Fausto Pinarello e Joshua Riddle o-o

 

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