12 casi di doping nel ciclismo 2020

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Come ogni anno il movimento per un ciclismo credibile (MPCC) ha stilato il proprio rapporto sui casi di doping nel ciclismo ed in rapporto agli altri sport. Nel 2020 sonno stati registrati 12 casi di doping nel ciclismo: 9 su strada, 1 in BMX, 1 Mtb ed uno su pista. Un totale in ribasso rispetto i 32 casi del 2019, che è stato un anno pessimo sotto questo profilo, ma i 12 casi sono nella media degli ultimi 5 anni. Tra i 12 casi di positività il MPCC ne indica 2 a livello WorldTour, ma va detto che uno dei due è Luis Villalobos, si della EF Education First nel 2020 quando è stato squalificato, ma il controllo a cui è risultato positivo risale al 25/04/2019, quando correva per il Team Aevolo, Continental. L’altro è Patrick Schelling della Israel-SUN, che è stato squalificato 4 mesi retroattivamente per “violazione antidoping non-intenzionale”, avendo scambiato due inalatori diversi.

Questo dato però sarebbe “condizionato”, secondo il MPCC, dalla pandemia. La Fondazione antidoping del ciclismo (CADF) ha rilevato un 90% di test fuori competizione in meno nei primi due mesi dopo l’inizio della pandemia nel 2020 (marzo-aprile) rispetto il 2019.

Anche la WADA ha concesso che il “contesto sanitario può avere creato dei buchi nei programmi di test degli atleti di certi paesi”.

La diminuzione dei casi di doping è generalizzata in tutti gli sport, con l’eccezione dell’atletica, che ha fatto registrare un centinaio di casi nel primo trimestre 2020, contro gli 81 del 2019.

L’Italia nel computo dei casi totali risale al 4° posto, dopo il 5° del 2019 ed il 3° del 2018.

Commenti

  1. Diseducativo anche il messaggio che fecero passare le FF.OO. italiane quando pubblicarono i dati sui crimini/furti commessi durante il primo lockdown, con un calo del 70%... Come far passare il messaggio che i delinquenti non agivano solo perchè il territorio era controllato militarmente e che se avessero avuto piede libero avrebbero rubato a mani basse poveri innocenti
  2. Ser pecora:

    Si potrebbe pensare che sia diseducativo persino l'antidoping in generale, visto che presuppone che ci sia gente che si voglia dopare....
    Un po' come i pro che dicono sempre che "il ciclismo è lo sport più pulito perché quello con più controlli", che è come comunicare che sei pulito solo perché ti controllano in continuazione, altrimenti no (e che implicitamente gli sport meno controllati sono pieni di bombati).

    In effetti manca un rapporto di fiducia :mrgreen:
    E non é da ritenere un problema? Secondo me si. E si risolve iniziando a punire i corridori con pene esemplari che strongano le carriere, e introducendo la responsabilità oggettiva delle squadre. Oggi per una squalifica di 10 anni o una radiazione devono beccarti almeno più di 3 volte positivo, e forse non basta.
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