Bernal nel giorno decisivo

Dopo un tappa pazza, in cui è successo di tutto, Egan Bernal (Ineos) si giocherà la possibilità di arrivare a Parigi in giallo.

La tappa odierna però, in ragione delle frane avvenute dopo le violente piogge di ieri, è stata accorciata da 130 a 56km. Per gli amanti del passato si ricorda che sino al 1991 erano in uso le semi-tappe, ovvero si correva mezza tappa in linea la mattina e una cronometro il pomeriggio, ovviamente a chilometraggio dimezzato.

Dopo il 1991 si sono corse solo tre tappe più corte di 100km (cronometro a parte): l’ultima del Tour 2011 (95km), la Le Mônetier-les-Bains – Sestrières nel 1996 (46km), accorciata per maltempo, e la tappa con griglia F1 del 2018 (65km).

La tappa odierna tra Albertville e Val Thorens sarà la 4^ tappa più corta della storia del Tour, dietro: Luchon-Superbagnères (1971), 19 km; Aix-les-Bains – Mont Revard (1972), 28 km, e appunto la Le Mônetier-les-Bains – Sestrières (1996), 46 km.

La Luchon-Superbagnères nel 1971 fu la mitica tappa della caduta di Luis Ocaña in maglia gialla sotto il diluvio che consegnò la vittoria finale (la terza consecutiva) a Merckx.

La Le Mônetier-les-Bains – Sestrières fu, più  che una tappa uno sprint in salita. 70 minuti di tappa in cui si impose Bjarne Riis, che tolse la maglia gialla dalle spalle di Evgeni Berzin per non lasciarla più sino a Parigi.

La tappa odierna sarà composta da un tratto assolutamente piatto di 25km seguito dalla salita a Val Thorens: 33 km al 5,5 % medio (spiana a metà, se no è circa al 7%). Presumibilmente sarà difficile pensare a fughe dal chilometro zero, ma piuttosto ad un ritmo da cronometro imposto dalle squadre principali per poi vedere attacchi su attacchi in salita, che però  dovrebbe essere anche questa favorevole a “treni” delle squadre più forti.

Quali saranno queste squadre è piuttosto la domanda. La Jumbo-Visma sembra la più attrezzata, forse anche la Movistar. Un po’ meno la Ineos, che però ha il vantaggio di dover solo controllare.

Fuori Pinot, devastato dall’infortunio che lo ha costretto al ritiro: uno stiramento del quadricipite femorale, infortunio molto raro per i ciclisti, che si trascinava da giorni e che la Groupama aveva nascosto sperando che il francese potesse farcela lo stesso, i più in palla sembrano i colombiani: Quintana, Bernal ed anche Uràn.

Geraint Thomas ha ammesso che ieri non ne aveva per seguire Bernal ed ha abdicato. Kruijswijk sperava di recuperare nel finale tornando sotto ai primi grazie all’aiuto di De Plus, ma era chiaramente in difficoltà a seguirne il ritmo. Alaphilippe, a meno di pretattiche, ha ammesso di avere ormai “il serbatoio vuoto”, e forse l’annullamento della tappa di ieri gli ha almeno salvato il podio.

In definitiva molti danno Bernal ormai vincente. Ieri nella parte finale stava volando, e la sorta di “magia” predittiva pre-Tour del colombiano sta resistendo: se fosse riuscito a chiudere la salita da Zipaquira (il paese colombiano a 2700mt dove è nato e dove abita) a Pacho (che si trova a 3600mt di quota…) sotto l’ora avrebbe vinto il Tour: 3 settimane prima della partenza di Bruxelles l’ha fatta in 55′.

Se il colombiano, da sempre predestinato, vincesse il Tour, sarebbe il 4° corridore della storia a vincerlo portando anche la maglia bianca sulle spalle (considerando che la classifica di miglior giovane è stata adottata al Tour dal 1975), dopo Laurent Fignon (22 anni- 1983), Jan Ullrich (23 anni -1997), Alberto Contador ( 25 anni, 2007) e Andy Schleck ( 25 anni, 2010, -dopo la squalifica di Contador-).

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