Victor Campenaerts (NTT), attuale detentore del record dell’ora, sta perfezionando da mesi la propria forma fisica tramite l’ausilio di tende e maschere ad ossigeno, cosa per niente nuova nel ciclismo, ma il belga lo sta facendo in modalità sempre più estreme.
Durante la fase di Lockdown dovuta al coronavirus Campenaerts ha dormito per tre settimane in tenda ad ossigeno impostata ad una altitudine di 4700mt. L’utilizzo delle tende ad ossigeno è molto diffuso tra gli sportivi di alto livello, anche se in tempi recenti spesso sonno state sostituite dai vari ritiri in quota. Lo scopo è quello di stimolare la produzione di globuli rossi nel sangue tramite l’ipossia. Normalmente però, la quota simulata dalle tende ad ossigeno non raggiunge la vetta virtuale raggiunta dal 28enne belga. Infatti lui stesso, al sito Sporza, ha dichiarato che nelle settimane di sonno a 4700mt si è allenato pochissimo, 8h a settimana, e a ritmi molto blandi. La cosa però pare aver funzionato, in quanto Campenaerts ha dichiarato che dopo le tre settimane aveva valori di ematocrito altissimi e si sentiva fortissimo.
Questo approccio utilizzato da Campenaerts è quello chiamato “Live High, Train Low“, vivere in quota, allenarsi a livello del mare, (LHTL), grazie al quale si combinano gli effetti positivi dell’incremento di globuli rossi nel sangue con l’allenamento a quote inferiori, che rendono possibili i benefici di un allenamento “normale” e non ad intensità più basse forzate dalla mancanza di ossigeno (con l’unico effetto indesiderato di una minore qualità e quantità di sonno). Normalmente, sia per quanto riguarda i ritiri che l’utilizzo di tende ad ossigeno, le quote ricercate vanno da un minimo di 1850 a 3500mt massimo.
A questo però Campenaerts aggiunge un altro metodo di allenamento, di cui si è spesso parlato, ma non nel modo dettagliato del belga, ovvero quello definito “esposizione all’ipossia intermittente ” (Intermittent Hypoxic Exposure –IHE–), che consiste all’esposizione, tramite una maschera collegata ad un’attrezzatura apposita, ad una miscela di aria con concentrazioni di ossigeno molto più basse di quelle delle quote del metodo LHTL (o LHTH, Live High, Train High, che consiste nel vivere ed allenarsi in alta quota), per brevi periodi. Ad esempio alternando per alcune serie un’esposizione di 5′ in ipossia a 5′ ad aria normale.
Il sistema IHE ha alcuni vantaggi rispetto gli spostamenti in località in alta quota. Aldilà di quelli logistici, porterebbe ad un miglioramento nell’efficienza dell’utilizzo dell’ossigeno, un maggior utilizzo da parte del corpo dei grassi come fonte di energia, ed una migliore resistenza ai radicali liberi attraverso un miglioramento delle difesi anti-ossidanti. Il tutto senza intaccare i piani di allenamento, che possono essere strutturati normalmente, e senza disturbi del sonno.
Per fare questo l’atleta viene portato ad un livello di saturazione di ossigeno che varia dall’80 al 75% (normalmente l’organismo è prossimo al 100%) in cicli di due settimane circa.
Campenaerts però ha recentemente dichiarato di aver portato questa modalità di “allenamento” all’estremo, sottoponendosi a sedute di 1h a 10.000mt!
Questo tipo di allenamenti sono spesso utilizzati dagli alpinisti in vista di sforzi sulle vette più alte del mondo, ma ad una quota simulata di 10.000mt le esposizioni durano normalmente pochi minuti. Una persona normale e non abituata può resistere per meno di 1′ con rischi che possono essere mortali, come asserito da Wim Van Hoolst, allenatore che lavora presso Energy Lab, una struttura che segue tutta la Lotto-Soudal e singoli atleti, come Campenaerts appunto.
I risultati conseguiti da Campenaerts grazie a queste sedute pare siano eccellenti, con miglioramenti definiti “giganteschi” per un atleta di questo livello, attorno al 5-10% sulla potenza massima sostenibile su 20′.
Non resta che vederli su strada alle prime gare.
Il problema e' che non si sa se queste pratiche estreme possano avere conseguenze sul medio o lungo termine deleterie per l'atleta. Per esempio danni neurologici.