Gli strascichi del caso Froome

Il comunicato rilasciato dall’UCI che ha sancito la fine del caso Froome si chiude con questa frase: “L’UCI spera che ora il mondo del ciclismo possa concentrarsi e godere delle prossime gare in calendario“.

In questa frase si può percepire più che la speranza la paura dell’UCI, che pare già sapere a che tempesta sarebbe andata incontro.

Da più parti trapelano indiscrezioni della vera e propria rabbia dell’UCI verso la WADA, l’agenzia mondiale antidoping, la quale ha confezionato un capolavoro di sciatteria e dilettantismo, legando le mani all’UCI, la quale ha dovuto prendere atto delle decisioni degli “esperti” della WADA e chiudere il caso. Aprendo però un processo all’UCI e alla WADA stessa, accusate da più parti di aver perso credibilità, che già non era ai massimi livelli.

A dirlo è innanzitutto Marc Madiot, Team Manager della Groupama-FDJ, noto per non essere un gran diplomatico, che ha dichiarato all’Equipe: “Non credo più nella WADA. La decisione sul caso Froome è la goccia che fa traboccare il vaso. Se si doveva arrivare a questo [l’assoluzione di Froome per la revisione del limite del salbutamolo -ndr-], si sarebbe potuto farlo da un pezzo. Avevo già dei dubbi da mesi, per non dire anni. Con questo ultimo episodio ci dicono che non ci sono problemi con un’analisi a 2000 [il tasso di salbutamolo rilevato a Froome -ndr-] quando la dose massima consentita è 1000. Non ho più alcun dubbio: non credo più nella WADA“.

Come dice l’inviato alla conferenza stampa di ieri della Sky dell’Equipe stessa : “Nessuno capisce veramente perché sia stato assolto“.

La conferenza stampa della Sky non ha certamente chiarito, visto che è partita con un video obbligatorio che i giornalisti hanno dovuto sciropparsi riguardo il progetto per la salvaguardia degli oceani di cui la Sky si è fatta portavoce, con tanto di orche assassine sulle maglie per il Tour. Froome stesso continua a ripetere che “tutto è accessibile“, ma in realtà l documentazione tecnica non lo è. È accessibile solo quella che la WADA ha reso disponibile fino ad oggi, ovvero un comunicato che, appunto, fa capire poco e niente.

Qualcosa in più fa capire la dichiarazione di Ken Fitch, professore associato all’università della Western Australia, sui cui studi si è basata la WADA per stabilire la soglia massima di salbutamolo: “Ho preso un terribile abbaglio“.

Ammettere i propri errori è grande cosa, ma mezzo mondo del ciclismo, per non dire tutto tranne la Sky, resta pietrificato di fronte a questa dichiarazione…

Gli esperti della WADA hanno accettato il fatto che il salbutamolo assunto e quello che viene rilevato nelle urine può non corrispondere…ma avrebbero dovuto accettarlo da molto. Lo ammetto, ho preso un terribile abbaglio“.

In cosa consiste, strettamente l’abbaglio del prof. Fitch? Che la soglia che lui ha stabilito è stata estrapolata da un test su nuotatori dopo uno sforzo massimale su 1h. Mentre i ciclisti possono arrivare a sforzi di 5-6h. E che ha fissato la soglia senza misurare la densità delle urine, ovvero “dimenticando” la correlazione con la disidratazione…un abbaglio che è alla base della revisione del tasso di salbutamolo nelle urine di Froome, da 2000ng/ml ai 1190ng/ml presi realmente in considerazione, quantità (+19%) che al netto della variabilità dell’assimilazione dal corpo e della quantità effettivamente vaporizzata dagli inalatori è bastata a far assolvere Froome.

Chiosa tra il comico ed il drammatico, il prof.Fitch ha dichiarato che sono anni che chiede alla WADA di cambiare la soglia del salbutamolo, e che lo ha fatto nello specifico nel caso Petacchi, che ritiene tutt’ora innocente (!).

Alessandro Petacchi, a cui, andrebbe decisamente dato un premio come gentleman e sportivo (in senso lato) del decennio visto che la sua reazione è stata dirsi “contento per Froome” e che l’assoluzione di Froome la prende come una vittoria personale. Chapeau.

Questo probabilmente porterà ad una revisione del regolamento WADA, che sarà un’ammissione di colpa da parte della stessa, ma a livello di credibilità l’agenzia ne esce devastata, e se i suoi dirigenti avessero 1/10 della dignità di un Petacchi si sarebbero già dimessi con tanto di scuse.

Ma la domanda finale resta: Froome è veramente scagionato? Tifoserie a parte, non sembra. Gli errori della WADA si ripercuotono sulla credibilità di tutto il caso, a spese anche di Froome, che pare essere stato assolto per un cavillo incomprensibile ai più.

In questi giorni la Sky, fatto senza precedenti, ha pubblicato tramite la BBC tutti dati di potenza, nutrizione, allenamento, etc. riguardanti il Giro d’Italia di Froome.

Ma come dice uno dei commentatori dell’articolo, Jeremy Whittle: “Ai dubbiosi fa alcuna differenza”.

Da più parti ora, commentatori piromani continuano a ripetere (o invocare…) problemi di sicurezza sulle strade del Tour per Froome. In realtà fa almeno piacere leggere un report dall’hotel di Saint-Mars-La Réorthe, dove alloggia la Sky in questi giorni, che raccoglie la dichiarazione di Mathis e Nathan, due scolari locali: “Non si vede tutti i giorni! [Froome -ndr-] Grazie a lui abbiamo raddoppiato il numero di abitanti nel paese! Siamo andati al suo hotel, l’atmosfera è molto bella, abbiano fatto delle foto, Froome ci ha parlato in francese e ci ha regalato una borraccia. Avrà sempre dei tifosi, anche se una parte del pubblico non lo vuole al Tour”.

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