L’emergenza Kittel

Cosa sta succedendo a Marcel Kittel?

Lo sprinterone tedesco, una volta imbattibile o quasi in certe volate lunghe (14 tappe al Tour de France, 4 al Giro d’Italia e recordman di vittorie, 5, allo Scheldeprijs, la più vecchia corsa fiamminga) è ormai un caso misterioso. Proprio al recente Scheldeprijs, vinto da Fabio Jakobsen (Decenunick), si è fatto staccare in pianura arrivando 99° a 4’36” dal vincitore.

Già l’anno scorso aveva fatto scalpore il suo  essere finito fuori tempo massimo al Tour de France, ma forse, visto che nella disavventura era stato accompagnato anche da Mark Cavendish, la cosa è stata accettata in qualche modo. Ma farsi staccare di ruota in pianura ad una gara che ha già vinto 5 volte è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Almeno quello della Katusha-Alpecin.

Dirk Demol, direttore sportivo della Katusha, dichiarato all’Het Nieuswblad: “Non possiamo continuare a cercare giustificazioni. Dobbiamo parlare urgentemente. Non possiamo nasconderci ancora. Nelle prossime settimane dobbiamo sederci con Marcel, i suoi allenatori ed i suoi manager. Una riunione di emergenza“.

Kittel ha accumulato in carriera 91 vittorie, ma solo 3 da quando milita nella Katusha.

Dimitri Konyshev, altro DS della squadra svizzera, punta comunque già il dito sulla causa presunta: “Lo paghiamo un sacco di soldi, ma è interessato solo a se stesso. Prima della gara giocava con il suo telefono durante il meeting di squadra per fami sapere che non era interessato a cosa stavo dicendo“.

Il programma di gare di Kittel prevede il Tour of Yorkshire ed il Tour of California, come preparazione al Tour de France, ma a questo punto Demol è chiaro:

prima di pensare alle gare dobbiamo cercarlo di rimetterlo in riga. Marcel è e resta un corridore, ma al momento semplicemente non è buono abbastanza. Non può andare avanti così“.

Su Sporza, l’ex pro Jürgen Van Den Broeck ha commentato che: “non c’è con la testa. Chiunque sia un minimo professionale e si alleni dovrebbe essere in grado di seguire questa gara (lo Scheldeprijs -ndr-). Sta semplicemente svanendo. È triste per qualcuno come Kittel, che non è ancora cosi vecchio ( 31 anni a Maggio -ndr-).  Penso che non ci sia con la testa. Non ha avuto molti contrattempi. Deve cercare dentro se stesso. E ho dei dubbi che stia apprezzando ciò che sta facendo“.

In effetti dopo la clamorosa uscita dal Tour l’anno scorso Kittel aveva dichiarato di essersi sottoposto a tutta una serie di esami per valutare la propria salute, ma alla fine aveva ammesso di non aver rilevato niente. Da allora due ritiri: al BinckBanck Tour ed al Giro di Germania, un 112° posto e nessuna vittoria di tappa all’UAE Tour, un ritiro alla Paris-Nice, un 30° posto alla Tre giorni di La Panne ed il 99° posto allo Scheldeprijs. Unica vittoria ai primi di febbraio al Trofeo Palma.

Kittel ha fama di corridore fragile mentalmente, a cui ora si aggiungono voci (ne ha parlato lo stesso Van Den Broeck) che lo vogliono esagerare con vino e birra. A questo si aggiunge che il comportamento di Kittel pare stia trascinando in una spirale negativa tutta la squadra, perlomeno quella dedicata alle corse di un giorno, proprio per via dei comportamenti poco professionali del tedesco; come è stato il caso alla tre giorni di La Panne, quando ha avvertito a 3km dall’arrivo Marco Haller che gli tirava la volata che non se la sentiva di fare lo sprint, impedendo allo stesso Haller di provarci lui.

I rapporti tra la Katusha e Kittel non sembrano essere mai stati molto buoni dall’inizio, ma presumibilmente l’atteggiamento di Kittel non lo aiuterà a trovare una nuova squadra alla fine di questa stagione, a scadenza contratto, dopo 2 anni di nulla e non pochi problemi. A meno che la riunione d’emergenza della Katusha non lo riporti vincente sulle strade francesi.

 

 

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