Negata la partenza alla Gand-Wevelgem alla Bora-Hansgrohe

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Dopo che l’UCI e gli organizzatori della Gent-Wevelgem avevano dato il permesso alla Bora-Hansgrohe di partecipare alla gara nonostante fosse stata considerata “ad alto rischio contagio” dopo che il suo corridore Matt Walls era risultato positivo al coronavirus venerdì scorso prima della E3 Harelbeke ed il medico della corsa aveva imposto una quarantina di 7 giorni a 2/3 della squadra, la Bora non è partita alla classica belga.

Con 17 membri della squadra in quarantina non era infatti possibile la partecipazione della squadra tedesca. Rabbia e frustrazione per il Team Manager Ralph Denk, che nel comunicato ufficiale della squadra dichiara:.

sono molto contrariato e arrabbiato. Un organizzatore può bloccare un’intera squadra in una delle corse di un giorno più importanti del mondo. Abbiamo avuto un caso di coronavirus con Walls e due persone con un contatto di categoria 1 con lui: il suo compagno di stanza ed un massaggiatore. Sono stati messi in isolamento e questo è assolutamente corretto. Tuttavia abbiamo altri corridori e membri dello staff sul posto ovviamente, e ad una parte di loro è stata ordinata la quarantena, ma non a tutti. Chi sia stato selezionato e per quali motivi non è assolutamente chiaro e mi sembra arbitrari.. Onestamente non riesco a capire perché  ad altre squadre sia stato permesso di gareggiare in casi simili. Abbiamo provato tutto la scorsa notte, ma il dottore di corsa non ci rispondeva nemmeno più. Sarebbe carino almeno capire come giustifica le sue decisioni. Stiamo testando ogni giorno al momento e tutti i test sono negativi, senza eccezioni. La parte di squadra che è in quarantena lo resterà sino al 1° aprile, questo significa che non potrà partecipare nemmeno alla Dwars Door Vlaanderen.”

Commenti

  1. Mi pare sempre più una gabbia di matti in preda al panico e alla fobia.
    A sto punto forse vista la quantità di matti, il matto è chi lo dice agli altri. Il dubbio è forte.
  2. samuelgol:

    Mi pare sempre più una gabbia di matti in preda al panico e alla fobia.
    A sto punto forse vista la quantità di matti, il matto è chi lo dice agli altri. Il dubbio è forte.
    Il problema è che noi siamo abituati alle regole elastiche del pallone, peggio che mai quello italico.
  3. samuelgol:

    Calcio e sport professionistico in genere, hanno mezzi di controllo e prevenzione (a spese private) non paragonabili alle scuole. Secondo me ci sta che possano soggiacere a regole diverse e che non per questo diventino più a rischio. Insomma.....mi par fuor di discussione che se faccio un tampone rapido ai miei uomini mezz'ora prima della partenza, una regola che in caso di negatività li faccia partire è regola che ci sta. Ovvio, non essendo replicabile a tutti, alla popolazione normale si applica la quarantena preventiva. Ma è situazione diversa.


    Chiaro esempio di perdita della testa e della misura. Le corse ciclistiche non sono qualche imbecille che va in bici, ma lavoro per migliaia di persone.
    Certamente ci sta che possano soggiacere a regole diverse, e pur in modi diversi in effetti è così, visto che gli entourage dello sport pro * hanno comunque una libertà di azione che al cittadino comune è negata. Ma ci sta anche che si scelga di far rispettare alcune regole a tutti, forse anche per stemperare i forti malumori trasversali verso quella che è a tutti gli effetti un'attività lavorativa e non certo un capriccio di ricchi e viziati. Proprio per questo ho fatto il paragone tra una posizione forse discutibile ma "positiva" e fattiva con una chiaramente demagogica, tra il gestire la situzione e sbattersene al grido "io sono chiuso in casa, che ci stiano anche loro"

    * E non solo dei professionisti ma anche degli sport minori ma di interesse nazionale... sabato nel palasport, accanto a dove si vaccinava, la Federginnastica teneva una gara per le qualificazioni a Tokio...
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