Il ciclismo dei giovani alla ribalta

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La vittoria di Tadej Pogačar al Tour de France, a 21 anni e 364 giorni, secondo più giovane vincitore della Grande Boucle nella storia dopo Henri Cornet (19 anni 352 giorni) nel 1904 (ma dopo mesi per squalifica dei primi 4), è solo l’ultimo indicatore di una certa tendenza che sta andandosi affermando recentemente. Sempre più vincitori di prove importanti sono di giovane età rispetto al recente passato.

L’exploit di Pogačar ha fatto forse velocemente dimenticare la vittoria di Egan Bernal solo l’anno scorso a 22 anni e 194 giorni, che lo collocava al terzo posto assoluto come più giovane vincitore del Tour, dietro appunto Cornet ed il leggendario lussemburghese François Faber (per soli 9 giorni di differenza).

Faber al Tour 1910

Se si va a spulciare la lista dei vincitori si vede che dietro Bernal c’è un altro pioniere, Octave Lapize (Tour 1910), quindi si entra nell’era moderna con Felice Gimondi (Tour 1965) per poi tornare all’epoca pionieristica con Philippe Thys (Tour 1913). Si torna nell’era moderna con Laurent Fignon, vincitore nel 1983.

Lapize all’arrivo della Paris-Brest-Paris 1911

Per trovare il più giovane vincitore dagli anni 2000 si deve scendere al 19° posto, con Alberto Contador, vincitore nel 2007 a 24 anni e 235 giorni. Dieci anni fa esatti vinceva il Tour Andy Schleck a 25 anni e 45 giorni. Tra i 50 più giovani vincitori del Tour ce ne sono solamente 3, oltre a Pogačar e Bernal, degli ultimi 20 anni: Contador (2 volte) e Schleck. Se si considerano gli ultimi 30 anni si aggiungono Jan Ullrich nel 1997, Miguel Indurain nel 1991 e 1992 (comunque già a 27 e 28 anni passati).

Diverso se si considerano i primi 50 corridori più vecchi ad aver vinto il Tour, tra i quali si trovano degli ultimi 20 anni, Cadel Evans, nel 2011 (terzo più vecchio in assoluto a 34 anni e 160 giorni); Carlos Sastre nel 2008 (33 anni 97 giorni), quindi l’armata britannica dominatrice dell’ultimo decennio: Bradley Wiggins nel 2012 (32 anni 85 giorni); Geraint Thomas nel 2018 (32 anni 65 giorni); Chris Froome nel 2017 (32 anni 64 giorni), 2016 (31 anni 65 giorni), 2015 (30 anni 67 giorni), 2013 (28 anni 62 giorni); quindi Vincenzo Nibali (29 anni 255 giorni); Oscar Pereiro nel 2006 (28 anni 354 giorni).

Tra i 50 più giovani vincitori del Giro ce ne sono solo 5 degli ultimi 20 anni: Nairo Quintana nel 2014 (24 anni 117 giorni); Alberto Contador nel 2008 (25 anni 178 giorni); Richard Carapaz nel 2019 (26 anni 4 giorni); Tom Dumoulin nel 2017 (26 anni 199 giorni) e Stefano Garzelli nel 2000 (26 anni 360 giorni).

Diverso per i più vecchi, con ben 10, di cui alcuni recidivi per un totale di 14 vittorie : Chris Froome, 5° più vecchio in assoluto, nel 2018 (33 anni 7 giorni); Ivan Basso nel 2010 (32 anni 185 giorni) e nel 2006 (28 anni 193 giorni); Alberto Contador nel 2015 (32 anni 176 giorni); Paolo Savoldelli nel 2005  (32 anni 22 giorni) e 2002 (29 anni 26 giorni); Gilberto Simoni nel 2003 (31 anni 280 giorni) e 2001 (29 anni 290 giorni); Michele Scarponi nel 2011 (31 anni 246 giorni); Vincenzo Nibali  nel 2016 (31 anni 196 giorni) e 2013 (28 anni 193 giorni); Ryder Hesjedal nel 2017 (31 anni 169 giorni); Danilo di Luca nel 2007 (31 anni 152 giorni); Denis Menchov nel 2009 (31 anni 126 giorni).

Per la Vuelta degli anni 2000 abbiamo come più giovani: Fabio Aru nel 2015 a 25 anni 72 giorni; Alberto Contador nel 2008-2012-2014 (25 anni 290 giorni la prima);  Vincenzo Nibali nel 2010 a  25 anni 309 giorni; Simon Yates nel 2018 a 26 anni 40 giorni; Chris Froome nel 2011 a 26 anni 114 giorni; Roberto Heras nel 2000 a 26 anni 211 giorni, Nairo Quintana nel 2016 a 26 anni 220 giorni.

Tra i più vecchi, il recordman Chris Horner nel 2013 a 41 anni 328 giorni; al terzo posto assoluto Alexandre Vinokourov nel 2006, a 33 anni 1 giorno; quindi al 5° posto Chris Froome nel 2017 a 32 anni 113 giorni; ed ancora Alberto Contador nel 2008-2012-2014; Roberto Heras nel 2003-2004-2005; Primoz Roglic nel 2019 (29 anni 321 giorni); Denis Menchov nel 2007; Alejandro Valverde nel 2009, Angel Luis Casero nel 2001.

La stessa tendenza si può osservare con le classiche. Alla Milano-Sanremo tra i 50 più giovani vincitori, degli anni 2000 troviamo Mark Cavendish (2009), Matthew Goss (2011), Pippo Pozzato (2006), Arnaud Démare (2016), Wout Van Aert (2020), John Degenkolb (2015).

Tra i 50 più vecchi: Mario Cipollini (2002), Oscar Freire (2004-2007-2010), Vincenzo Nibali (2018), Simon Gerrans (2012), Alessandro Petacchi (2005), Eric Zabel (2001), Paolo Bettini (2003), Fabian Cancellara (2008), Michal Kwiatkowski (2018), Julian Alaphilippe (2019) e Alexander Kristoff (2014).

Al Lombardia troviamo solo 4 giovani degli anni 2000: Damiano Cunego (3 volte) Danilo Di Luca, Mirko Celestino e Esteban Chaves. Mentre tra i 50 più vecchi troviamo Raimondas Rumsas, Damiano Cunego, Philippe Gilbert (x2), Dan Martin, Thibaut Pinot, Oliver Zaugg, Vincenzo Nibali (x2), Paolo Bettini (x2), Michele Bartoli (x2), Bauke Mollema, Joaquim Rodriguez (x2) e Jakob Fuglsang nel 2020, 3° più vecchio vincitore in assoluto della prova. Per un totale di 17 vittorie.

Alla Liège-Bastogne-Liège stesso andamento: 5 vincitori degli anni 2000 tra i più giovani 50, contro 14 tra i più vecchi (ma 16 vittorie visto che Valverde figura 3 volte).

Al Fiandre siamo a 5 vittorie tra i più giovani negli anni 2000 (3 di Boonen, Sagan e Bettiol) contro 18 tra i più vecchi, con Andrej Tchmil (2000) recordman assoluto a 37 anni 72 giorni, 2° Andrea Tafi (2002) a 35 anni 336 giorni, e poi dal 4° al 9° posto: Philippe Gilbert, Niki Terpstra, Peter Van Petegem, Steffen Wesemann, Fabian Cancellara e Gianluca Bortolami. Se si prendono in considerazione i corridori anni ’90-’80 si arriva a oltre il 50% della classifica.

Stesso trend alla Roubaix: tra i 50 più giovani, degli anni 2000 troviamo Tom Boonen (x2), Fabian Cancellara e John Degenkolb. Tra i 50 più vecchi: 17 vittorie.

Recentemente si sono viste anche le vittorie di Egan Bernal alla Paris-Nice nel 2019, terzo più giovane della storia della corsa, la vittoria di Remco Evenepoel alla Clasica de S.Sebastian nel 2019, nuovo recordman come più giovane vincitore a 19 anni e 190 giorni. O quella di Marc Hirschi alla Freccia Vallone, con cui si è sistemato al terzo posto nella classifica come più giovane vincitore a 22 anni e 38 giorni, subito dietro Eddy Merkcx (21 anni 315 giorni) e subbito davanti Giuseppe Saronni (22 anni 208 giorni). Gli unici altri due vincitori nella classifica dei più giovani degli anni 2000 sono Alaphilippe e Valverde.

In generale, quindi, grazie alla nuova nidiata di giovani talenti, come appunto Pogačar, Bernal, Hirschi, Pavel Sivakov, ma anche eccellenti prospetti come Lennard Kämna, Daniel Felipe Martinez, ed i giovani, anche se non giovanissimi, ma già superstar a 360° come Wout Van Aert e Mathieu Van Der Poel, il ciclismo professionistico negli ultimi 3-4 anni sta cambiano marcia rispetto al passato, in particolare rispetto agli ultimi 20-30 anni in cui l’età media dei vincitori si era alzata rispetto ai decenni precedenti.

Perché secondo voi?

 

Commenti

  1. samuelgol:

    Quindi tu che idea hai alla domanda del perchè ora sembrano alla ribalta dei giovanissimi. Secondo te c'è un filo conduttore che lo potrebbe spiegare?
    Non lo so. Forse in parte ha ragione FDG quando dice che oggi "pesano" più i dati e questo in certi casi evitano "la gavetta" che i corridori delle generazioni precedenti erano tenuti a fare.
    Allo stesso tempo se si guarda le generazioni precedenti agli anni '80 se uno aveva "i numeri", seppur valutati diversamente, non gli impedivano di esprimersi da subito.
    Forse quindi c'è stato anche un cambio di mentalità. Cancellara, tra gli altri, prima del ritiro ne aveva parlato raccontando di come i giovani oggi avessero molti meno timori reverenziali rispetto i veterani, o mancassero proprio di rispetto. Ad esempio col neo-pro che sgomitava con lui per tenere la posizione in gruppo. Cosa impensabile quando lui era un neo-pro. Questo potrebbe derivare anche dalle differenti necessità economiche delle squadre, che oggi hanno molto meno tempo per fare risultati e contenti gli sponsor.

    Penso sia un mix di cose insomma. Poi non direi che oggi ci sia proprio una nuova "tendenza". Ancora troppo presto, però avere di colpo più gente di 21-22 anni che vince grandi giri e classiche quando erano 50 anni che non succedeva è curioso.
  2. Imho nell'era del PM i giovani riescono a sopperire alla mancanza di capacità di soffrire e sapersi dosare tipici della maturità. A quel punto il loro margine in termini di potenza e capacità di recupero sposta gli equilibri.
  3. FDG:

    Bè capacita di soffrire Pogacar o Hirschi mi pare che ne abbiano dimostrata parecchia, no? : )

    Pogi sull'ultima crono del Tour bastava guardarlo in faccia per capire che dolori aveva...certo sono i dolori "buoni" di quando stai andando forte.
    Quel che intendo appunto dire è che essendo una generazione abituata all'uso del PM arriva alle gare con la consapevolezza di cosa possono o non possono fare, cosa che prima era appannaggio dei più esperti.
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