La bici che Filippo Ganna userà per il record dell’ora

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Pinarello ha rilasciato le immagini della bici che Filippo Ganna utilizzerà per provare a battere il record dell’ora sabato prossimo, 8 Ottobre.

La bici è stata progettata utilizzando il software AeroCloud, della compagnia norvegese NablaFlow, un software utilizzato diffusamente in F1. In particolare tenendo conto del fatto che questa bici sarà utilizzata il 55% del tempo in curva ed il 45% in rettilineo, con un angolo dell’aria rispetto bici e ciclista tra i 3° ed i 6°.

In particolare i piccoli dettagli maggiormente curati sono stati una zona movimento centrale più stretta (54mm rispetto i 70mm del Bolide precedente) ed una battuta dei mozzi di 89mm al posteriore e 69mm all’anteriore.

Una zona particolarmente delicata da progettare è stata quella del reggisella. Questo perché il movimento alternato delle gambe separa il flusso dell’aria sul reggisella, creando una zona di bassa pressione attorno a quell’elemento, creando molta resistenza aerodinamica. La resistenza aerodinamica che si genera tra piantone e reggisella rappresenta il 40% di quella totale di telaio e forcella.
Per ovviare a questo Pinarello ha scelto di seguire la strada intrapresa secondo un rivoluzionario studio del 2016 dell’Università di Adelaide, che per primo aveva portato all’attenzione generale i “tubercoli”, ovvero le piccole protrusioni sulla parte anteriore delle pinne delle balene, che minimizzano l’effetto di separazione del fluido (acqua e non aria nel caso delle balene) e quindi la resistenza aeodinamica, creando dei piccoli vortici tra queste protrusioni, che hanno l’effetto di mantenere il flusso aderente alla superficie delle pinne.
Sulla bici di Ganna sono stati quindi posizionati degli AeroNodes su tutta la superficie di tubo piantone e reggisella per ottenere lo steso effetto. La forma e dimensione ideale  di queste protrusioni sono state ottenute grazie a migliaia di simulazioni al computer.
L’intera bici è realizzata in una lega chiamata Scalmalloy, una lega di alluminio scandio-alluminio-magnesio specificamente realizzata per essere stampata 3D. L’intero telaio è realizzato in 5 parti realizzate individualmente (3 per il triangolo principale più carro in due pezzi) poi incollate assieme con una speciale colla epossidica.
Il telaio è stato poi testato dal laboratorio EFBE in Germania per ricevere la certificazione ISO4210 nei test a fatica.
Il manubrio invece è realizzato sempre con stampa 3D, ma in titanio. Il procedimento ideale per realizzare un componente modificato molto spesso per essere testato in galleria del vento, quindi in tempi più rapidi e con costi minori di uno in carbonio, che richiederebbe stampi specifici sempre nuovi.
Ora non resta che pedalare Filippo!

 

Commenti

  1. Lumi:

    Domanda da ignorante: un oggetto in metallo stampato in 3D è resistente quanto un oggetto identico forgiato o tornito?

    intendo dire a parita’ di materiale e di forma, escludendo forme complesse che possano essere solo stampate.

    Cosi’ a naso direi di no, ho dei dubbi su come la struttura cristallina del metallo reagisce alla stampa 3D, ma sono solo supposizioni, ammetto di non saperne nulla.
    Se parliamo di stampa tipo L-PBF come quella in questo caso si raggiungono densità >99,9% sulle leghe di alluminio pertanto il materiale è molto molto vicino a un prodotto realizzato con tecnologie tradizionali, resta la problematica della finitura superficiale ( vita a fatica) da risolvere con l'opportuno post processing

    La struttura cristallina generata è tendenzialmente ortotropa e di conseguenza anche le proprietà del materiale sono minimamente differenti, tipicamente peggiori nella direzione Z di costruzione ma parliamo di differenze solitamente minime( pochi punti percentuali)
  2. matteof93:

    Vado leggermente OT parlando di materiali e processi produttivi.

    Penso che la tendenza sui materiali sia proprio la stampa 3D...so che anche Decathlon sta lavorando a processi di addictive-manufacturing per leghe metalliche da utilizzare sulle prossime bici. In tutto questo ci vedo anche un'altra cosa: con le spinte green che si hanno ultimamente (per fortuna, anche se ci sono ancora mille contraddizioni, basti vedere il settore energetico), non vedo un futuro roseo per il carbonio perchè non è un materiale facilmente riciclabile.

    Dico di più: siccome non è nel ciclismo che si fa R&D allo stato dell'arte sui materiali compositi (quello si fa nel settore militare ed aerospaziale, e nello sport in F1), se l'UCI vietasse in toto l'utilizzo del carbonio per i pro di qualsiasi categoria obbligando tutti a gareggiare solo con materiali facilmente riciclabili, secondo me sarebbe una bella cosa. In fin dei conti non si impatterebbe in nessun modo sullo spettacolo, e probabilmente qualche marchio riuscirebbe a tirare fuori qualcosa di veramente nuovo sul metallo.
    Io non ne vedo il senso di vietare la fibra di carbonio, per diversi motivi:
    un telaio pesa abbondantemente meno di un kg per una bici di 7 e diversi componenti pesanti sono già in metallo e lo rimarranno a lungo ancora.

    Non è vero che la fibra di carbonio non si ricicla, le difficoltà ci sono per la resina, il carbonio vero e proprio è riciclabile con le stesse difficoltà di un componente metallico. Se poi il metallo è “largamente” incollato, allora le problematiche di avvicinano a quelle della fibra di carbonio.

    Poi non è solo marketing, un prodotto in fibra di carbonio ha prestazioni superiori di uno in metallo, altrimenti non si spiegherebbe il loro uso in ambito dove conta solo la resa e non la fuffa (aerospazio e F1, ad esempio); vorrebbe dire fare un passo indietro di almeno 20 anni.
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