L’idea di Bardet di un “Draft” per il ciclismo

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Romain Bardet è notoriamente uno dei corridori più “articolati” nei suoi pensieri tra quelli che si prestano ad interviste, ed in una recente intervista a l’Équipe francese ha, tra le altre cose, fatto un’analisi un po’ impietosa dello stato delle cose nel ciclismo attuale. I punti critici sono ormai arci-noti: grande disparità economica tra le squadre, costi sempre più elevati, precocità sempre maggiore nel passaggio al professionismo e riduzione della base amatoriale  di praticanti (figlia anche della crisi nera del settore).

Bardet però non si sottrae al compito di trovare delle soluzioni, che ovviamente possono essere imperfette, e sicuramente saranno vivisezionate online, ma sono sempre meglio che lamentarsi e basta, come da statuto dei social. Un’idea molto interessante di Bardet è quella di mettere in opera un Draft, ovvero un “pescaggio” dei corridori dalle squadre U23 o Devo secondo dei criteri stabiliti.

L’idea di Bardet cerca di andare incontro alle esigenze delle squadre WT dalla metà della classifica in giù, ovvero quelle squadre che hanno delle difficoltà a “vendere qualcosa agli sponsor” (cit.):

Potremmo introdurre un sistema un po’ meno arcaico per il reclutamento dei giovani talenti, un sistema di draft con un tetto salariale e, perché no, ridurre le dimensioni delle squadre nelle gare più importanti. In questo modo sarebbe possibile invitare un maggior numero di squadre e le gare sarebbero più difficili da controllare e da blindare, e l’interesse sportivo aumenterebbe. Il sistema di promozioni e retrocessioni dell’UCI è un po’ un killer per questo sport, perché non raggiunge i suoi obiettivi. Era nata come una buona idea, ma vediamo che le squadre in fondo alla classifica faticano a trovare i fondi necessari per sopravvivere e proiettarsi sul lungo periodo rispetto ai colossi che dominano il ciclismo“.

Bardet non spiega in realtà molto bene come dovrebbe essere strutturato questo sistema di Draft, ma possiamo immaginare che sia una cosa simile a quello che avviene nei più popolari sport americani, come Football e Basket. La grossa differenza è che negli USA il Draft viene fatto su giocatori che militano nelle squadre universitarie, ma il concetto, in effetti, potrebbe essere non dissimile se fatto sulle squadre Devo/U23.

Uno dei principi dei Draft americani è che questo pescaggio di giocatori avviene secondo una classifica, ovvero la peggior squadra per risultati della stagione ha diritto a pescare per prima un atleta, e cosi via secondo una classifica “al rovescio”, con la squadra che ha vinto il campionato dell’anno precedente a poter pescare un atleta per ultima.

Questo, spesso, non vuol dire poter accedere i migliori giocatori nel futuro, visto che vanno sviluppati e fatti maturare, quindi alcuni “First Pick” si sono rivelati dei bidoni, ma è comunque una componente che può dare un maggiore equilibrio.

Ovviamente questo sistema non può funzionare se non accompagnato da un tetto salariale. Tetto salariale a cui l’UCI sta lavorando, ma che ovviamente non può essere semplicemente preso come concetto ed applicato ad uno sport senza considerarne le specificità. Ad esempio i tetti salariali nel Football americano e nel basket NBA funzionano in modi diversi, e nel Football in un modo anche abbastanza complicato.

L’idea comunque è sicuramente un base su cui lavorare, tenuto conto che il rischio concreto è che tanti sponsor si allontanino dal ciclismo, vista l’impossibilità di averne un ritorno economico sponsorizzando squadre che sono relegate al semplice ruolo di comparse. In particolare perché con il sistema di promozioni e retrocessioni attuali la caccia ai punti va fatta nelle corse minori, visto il monopolio in quelle maggiori da parte delle squadre a budget infinito. E le vittorie in corse minori, spesso in paesi molto lontani dagli interessi degli sponsor, può portare al disinteresse di questi sponsor ed all’arrivo di nuovi con interessi locali con nuovi effetti ancora da valutare come impatto.

Senza contare sugli effetti che si stanno avendo sul ciclismo giovanile dell’attuale sistema, senza regole, in cui il più ricco si prende chi gli pare, anche con il sistema della “pesca a strascico”, ovvero prendendosi tutti i migliori talenti per poi fargli fare una selezione naturale interna alla squadra. E, quando serve, comprandosi i contratti dei corridori a cui sono interessati. Un sistema che sta già avendo effetti perversi sul movimento giovanile.

Un sistema in cui, come ha detto recentemente Jonathan Vaughters, Team manager della EF-EasyPost, “il successo a corto e medio termine ormai si compra.”

 

 

Commenti

  1. andy_g:

    Anche l'idea di diminuire il numero di atleti per squadra non sarebbe male:

    [LIST=1]
    [*]ridurrebbe il vantaggio delle squadre più forti economicamente che possono schierare molti gregari forti
    [*]ridurrebbe leggermente i costi per squadra
    [*]consentirebbe a più squadre di partecipare, tra cui squadre locali che hanno sponsor legati al territorio
    [*]a parità di numero di ciclisti, ci sarebbero più capitani e meno gregari
    [/LIST]
    e renderebbe anche le corse piu' sicure. I ciclisti si sono da sempre opposti a questa soluzione, perche' meno atleti per squadra meno posti. Non ho mai capito perche', visto che quel che conta primariamente e' la dimensione totale della torta (ossia soldi che entrano nel circuito) e come essa viene divisa.
  2. Sono troppo d'accordo con Bardet e ritengo la sua proposta interessante e anche sensata.
    Forse un sistema tipo draft allontanerebbe l'andazzo preso dai procuratori col calcio.
    Vero anche che nel ciclismo bisogna smetterla con la smaniosa ansia di scovare il nuovo campione a tutti i costi. Farli passare professionisti molto giovani è un errore e non tutti sono come Remco, Pogacar, e altri pochi precoci campioni. In realtà molti giovani si ritirano dopo pochi anni di professionismo. Allora mi chiedo: chi li sceglie non è più capace di intuire chi può o non può fare il professionista? È chiaro che le cose non stanno in questo modo, ma incidono fattori di esclusiva natura economica.
  3. Ser pecora:

    Che al momento quale sarebbe?
    Evidentemente ciascun corridore ha il suo. Il valore di mercato e' quello che riescono a strappare alle squadre, ammesso che tutti gli attori della trattavia siano informati e consapevoli di quello che stanno facendo.
    Ser pecora:

    Secondo un recente articolo della Gazzetta il salario medio nel WT è 449k eu.
    Fissato un tetto salariale (con quali criteri c'è l'imbarazzo della scelta) quello potrebbe essere un punto di partenza.
    Considerando che al momento il salario minimo da regolamento è 44k per un pro e 35k per un neo-pro.
    Non capisco perche' i corridori dovrebbero accettare un tetto salariale. Se le squadre sono disposte a pagarli una certa cifra, e' perche' evidentemente fanno piu' di quella differenza nelle entrate. E' chiaro che ci possono essere dei meccanismi di riduzione dei rischi, come appunto contratti di lungo termine ed assicurazioni per gli atleti, o tutela di partecipazione alle gare importanti in caso di retrocessione delle squadre, tanto per citare degli esempi che certo possono venire affinati col tempo.
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