Quanto inquina costruire una bici?

85

Inquinamento, sostenibilità, impronta ecologica, crisi climatica, riscaldamento globale sono solo alcune delle parole che purtroppo oggi sono diventate parte del quotidiano, piaccia o meno. Discussioni sull’opportunità di scegliere o meno un’auto elettrica piuttosto che un’ibrida, cercare dati sul reale carbon footprint di un prodotto piuttosto che un altro sono ormai la nuova normalità, anche in qualunque bar.

Per restare in quelli frequentati dai ciclisti, quanto inquina produrre una bicicletta? Inquina di più produrne una in alluminio o una in carbonio? Una Bdc o una Mtb? A queste domande è difficile rispondere, ma qualcuno se lo è chiesto ed ha cercato di darsi una risposta: Trek. Questa azienda produttrice di biciclette, è condotta da un presidente, John Burke, che in svariate occasioni si è speso su temi piuttosto “progressisti”, a volte anche direttamente politici, e probabilmente è per questo che Trek ha commissionato uno studio ad un ente terzo, WAP Sustanability Consulting, per realizzare un rapporto sull’impronta ecologica dell’azienda.

Questo studio lo si trova sul sito Trek, quindi non si tratta di un comunicato o altro. Certo, può essere fatto rientrare nel marketing aziendale, ma resta interessante, in particolare per chi avesse le curiosità su menzionate.

A cominciare da un grafico che mostra dove e come inquini l’azienda per settori

 

Si può vedere come voci importanti siano, senza sorprese, il consumo di energia elettrica degli stabilimenti ed i trasporti.

Sono calcolate le emissioni per 4 modelli specifici, che poi ritroveremo, mentre per tutti gli altri modelli ci sono solo delle stime. Tant’è, il grosso delle emissioni derivano proprio dalla produzione delle bici. Nessuna sorpresa.

Molto interessante è il grafico che mostra quali e quante emissioni vengano prodotte per vari modelli dell’azienda, suddivisi nei vari componenti.

Da cui si nota una media di 174 chilogrammi di C02 per i modelli presi in considerazione, ma con alcuni modelli che sfondano il tetto dei 300kg di C02, come la Rail, una mountainbike elettrica bi-ammortizzata con telaio in carbonio.

Se si scorre alcune pagine avanti nel pdf del rapporto si hanno dei grafici (più chiari) sui singoli modelli presi in considerazione. Ad esempio proprio la Rail.

E si può notare, forse con sorpresa, che la produzione della forcella “pesi” un 16%, la percentuale più alta tra i singoli componenti. Segue la batteria con il 15%, quindi il telaio (in carbonio) con l’11%. Forse potrà stupire che la produzione del telaio inquini più di quella del motore, che si ferma ad un 8%, meno della guarnitura (9%). Ancora di più che il singolo caricatore della batteria conti un 4%.

Diventa abbastanza evidente quindi notare come i prodotti in carbonio abbiano un notevole peso sul totale. Basti vedere le percentuali del modello top di gamma tra le bici da corsa, la Madone. la cui produzione costa ben 40kg di c02 in più di una Mtb full-suspendend come la Fuel Ex. Dei 197kg di C02 emessi nella produzione della Madone, il 29% è a carico del telaio, seguito dal 21% della ruota posteriore e dal 15% di quella anteriore. Ruote ambedue in carbonio ad alto profilo.

Per confronto, le ruote della Fuel EX pesano solo un 6% cadauna, pur essendo anch’esse in carbonio. Il 14% per la forcella, mentre solo il 2% per l’ammortizzatore posteriore.

Quasi 80kg in meno di C02 rispetto la Madone per la produzione del modello più venduto di Trek, la Marlin, una Mtb front, per la quale si utilizza meno carbonio e più alluminio. Pesa sempre molto la forcella, con un 14%, come per la Fuel EX.

Aldilà delle singole curiosità si evincono dei punti importanti per l’azienda, ovvero dove poter intervenire per inquinare meno. Ed i punti sono chiari: ridurre i trasporti aerei, compresi quelli del personale, gestire al meglio le spedizioni, con carichi singoli molto grandi al distributore per ridurre le emissioni dovute al trasporto su strada. Inoltre ottimizzare le confezioni, il famoso packaging, riducendo l’utilizzo di plastica. Ad esempio per il solo modello Marlin, migliorando questo comparto, hanno ridotto di 45 tonnellate l’uso di plastica (non sulla singola bici, su tutta la produzione di questo modello). Uno sforzo che produce veramente risultati notevoli se si guarda a tutta la produzione.

Ovviamente vengono sollevati anche altri punti importanti per migliorare la sostenibilità, dall’utilizzo di energie rinnovabili, al maggior utilizzo di materiali alternativi e soprattutto riciclati, oltre alla promozione del bike sharing.

Ma che pedalare faccia bene a noi ed al pianeta è una cosa su cui non possiamo che essere tutti d’accordo.

 

Commenti

  1. matteof93:

    si, ma il problema è che non è una tecnologia ampiamente diffusa. i metalli li ricicla chiunque, il carbonio no....quindi o si spinge per rendere completamente aperta la tecnologia di riciclo del carbonio, altrimenti è inutile.
    pietro1973:

    NI, ovvero il livello di diffusione dei beni in carbonio e' numericamente molto inferiore rispetto agli altri metalli che sono di largo consumo, pertanto non la vedo una cosa cosi' macroscopica rispetto ad altri fattori maggiormente inquinati.
    tra l'altro la produzione di alluminio è una delle più inquinanti
    non a caso, col sopraggiungere delle nuove tecnologie, è più corretto parlare di impronta ecologica che di inquinamento diretto: per capirci le auto elettriche sono ottime perchè non inquinano le città ma l'energia va prodotta comunque e, anche fosse tutta da fonti rinnovabili, c'è il problema di quanto inquini produrre e smaltire le batterie in primis
  2. pietro1973:

    Non e' proprio cosi'.

    Sempre in casa TREK:
    .........."""""""""""""""Trek, ad esempio, dal 2011 ha instaurato una partnership con Materials Innovation Technologies, ed ha adottato la fase di riciclo come attività di routine nel processo di produzione presso la casa madre a Waterloo (Wisconsin).

    Durante il processo di produzione delle biciclette, infatti, gli scarti del taglio, le parti modellate non conformi e una selezione di telai resi attraverso la garanzia vengono raccolti e successivamente inviati presso la struttura MIT’s South Carolina dando così inizio ad un importante processo di riciclo, con un quantitativo tra i 1.500 e i 2.000 kg di scarto inviato ogni mese.

    Nel 2019 le subsidiary europee Trek si sono allineate al progetto della casa madre e hanno trovato un partner europeo per replicare l’attività di raccolta e di riciclo del materiale in carbonio al termine del suo ciclo vitale per trasformarlo in materiale riutilizzabile.

    COME VIENE TRATTATO E RIUTILIZZATO IL CARBONIO
    Il processo di recupero del carbonio usato prevede una fase di riscaldamento e, successivamente, di separazione delle resine.
    Il risultato è un materiale al 100% senza resine, poco degradabile, disponibile in fibre e strati per la rivendita ai produttori.

    Quest’ultimo viene poi impiegato per rinforzare applicazioni termoplastiche, mentre sono in corso attività di ricerca e sviluppo per l’utilizzo nel campo automobilistico, aerospaziale, medico e ricreativo.
    Con questi prodotti riciclati i produttori di bici stanno già sviluppando prodotti come porta-borracce, selle e suole per scarpe senza attacchi.
    Le possibilità di riutilizzo sono molteplici e infatti, i tecnici Trek, stanno lavorando sullo sviluppo di potenziali nuovi prodotti con l’utilizzo di questo materiale per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

    E IN ITALIA…
    Trek Italia, oltre che ad aderire al progetto di riciclo del carbonio, ha iniziato una serie di azioni mirate con l’obiettivo di contribuire alle politiche eco-friendly della casa madre.
    Per esempio, è stato avviato un progetto per l’eliminazione/riduzione totale dell’utilizzo di plastica negli uffici, una raccolta differenziata più efficiente e più attenta allo smaltimento dei materiali di rifiuto, una riduzione del consumo di carta, specialmente per quel che riguarda i cataloghi, a favore del digital, una forte sensibilizzazione all’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili (bici, auto elettriche, etc..) e diminuzione del consumo dei materiali di imballaggio nei centri di spedizione e logistica........................."""""""""""""""""""""""""

    1500- 2000 kg al mese, è poco più di un progetto pilota, penso che riciclino la parte di produzione di prototipi e dei resi che arrivano in America, non credo che imbarchino gli scarti di produzione da Taiwan per essere riciclati negli Stati Uniti.
    Comunque, Se in futuro essere applicato su larga scala, ben venga.
  3. bianco222:

    In realtà molto ha a che vedere anche con la mentalità. A me capita di andare a Milano ogni tanto per lavoro. Io arrivo in centrale, scendo dal treno prendo una bici del bike-sharing e arrivo ovunque con bassa spesa, poco tempo e molto spesso su piste ciclabili (certo non vado nelle periferie, rimango sempre in zone più o meno centrali). Ma quelle piste ciclabili sono spesso mezze vuote. La stessa cosa la faccio quando vado a Londra. Ma lì le piste ciclabili sono strapiene.
    servono infrastrutture comode. Le piste ciclabili che ho visto a milano sono ancora insufficienti. Per farle però va tolto spazio alle auto, tolelrando le lamentele di chi è abituato a prendere l'auto per fare 3-4km (quasi tutti in pratica). Servono anche infrastrutture per parcheggiare/custodire le bici, altrimenti si è punto e a capo.
Articolo precedente

David Gaudu: “si corre più veloci di prima in gruppo”

Articolo successivo

Richiamo Specialized Tarmac SL7

Gli ultimi articoli in Magazine