[Test] Scarpe S’Works Ares

11

Dopo il lancio in grande stile di Specialized, vi offriamo le nostre impressioni sulle nuove scarpe S’Works Ares, le scarpe concepite dall’azienda americana per assecondare il massimo trasferimento di potenza, sviluppate in collaborazione con il velocista Sam Bennett.

Queste scarpe adottano come caratteristiche tecniche principali una suola rigidissima in carbonio, impreziosita da bussole in titanio dove avvitare le viti delle tacchette.

Ed il sistema, in via di brevetto, della chiusura, che si compone di due lembi in Dyneema, un materiale resistentissimo alla trazione. Uno all’altezza del collo ed uno poco sopra le dita del piede, che vanno a stringerlo tirati da un cavetto azionato dalle rotelle BOA Li2 Fit.

In luogo della classica linguetta al centro della scarpa, sulle Ares la funzione di “tomaia” è svolta da una sorta di calza, sullo stile delle moderne scarpe da calcio.

All’interno si trova una soletta body geometry, e sulla parte anteriore della suola una singola feritoia di grandi dimensioni per l’aerazione.

Prova

La calzata non è immediata come nella scarpe più classiche in quanto il piede deve essere fatto scivolare dentro la calza, magari utilizzando un calzascarpe. Una volta dentro però non ci sono pieghe o punti di contatto specifici. Il piede si trova avvolto dalla calza che funge da tomaia.

La chiusura tramite le rotelline micrometriche è precisissima ed al contempo si può praticamente “stritolare” il piede all’interno. Presumibilmente è questa la caratteristica principale delle Ares: con pochi click di chiusura delle BOA il piede viene veramente serrato in modo molto stretto, ma al contempo senza esercitare alcun tipo di punto di pressione indesiderato. Chi ama il feeling del piede tutt’uno con la scarpa non potrà che apprezzare le Ares. Ed in questo senso sembrano veramente le scarpe ideali per un velocista. Il piede non si sposta mai in nessun frangente all’interno della scarpa.

Il complemento ideale è la suola è molto rigida. Una volta indossate e strette, ma anche non molto, si ha proprio la sensazione che il piede sia “bloccato” all’interno della scarpa. Spesso, nelle prime uscite, dopo pochi km le ho allentate un po’ rispetto la regolazione iniziale, che già non mi sembrava estrema.

Questo potrebbe far pensare che siano scarpe specifiche e poco comode. E questo è stato il mio primo pensiero alle prime uscite. In realtà, con mia stessa sorpresa, sono molto comode, anche dopo svariate ore in sella. L’assenza di punti di pressione e la relativa morbidezza della calza/tomaia in cui è inserito il piede le rendono molto comode. La suola è rigida, ma non da mai la sensazione “sandalo di legno” delle Bont ad esempio. Ed anche il volume interno, in particolare nell’avampiede, è ottimale. Ho piedi piuttosto “magri”, ma le dita si possono muovere agevolmente, senza però che il piede possa scivolare lateralmente o longitudinalmente all’interno della scarpa. Per dare un termine di paragone non sono scarpe “strette” come le Mavic ad esempio. Hanno piuttosto un volume interno simile alle S’Works 7.

Il fatto che non ci siano “tomaia” e linguetta evitano sovrapposizioni indesiderate di parti più spesse, oltre ad essere adatte ad ogni conformazione. A che chi ha un collo alto del piede non avrà alcun problema in quanto appunto non c’è linguetta.

Altra cosa che mi aveva fatto dubitare inizialmente è l’arco plantare molto poco pronunciato. Questo è dovuto alle solette interne, che sono praticamente piatte. In generale preferisco solette con un arco plantare più pronunciato, ma nelle Ares, in combinazione con quanto descritto sopra, non mi hanno dato problemi e mi sono abituato velocemente. Presumibilmente per via del fatto che il piede resta appunto sempre molto fermo all’interno della scarpa. Ad ogni modo sono disponili da Specialized delle solette Body Geometry con arco plantare più pronunciato. Con le Ares è fornita la soletta rossa, con quello meno pronunciato, ma è disponibile la verde (alto) e la blu (medio).

A livello di ventilazione mi è difficile dare un giudizio, in quanto le ho usate nell’ultimo mese invernale. Ho notato che sino alla temperatura minima di 8° le ho usate benissimo senza copriscarpe o puntali (ma con calze di lana), quindi questo mi fa pensare che con temperature estive molto alte potrebbero non essere freschissime, ma questo è da aggiornare più avanti.

Nel complesso delle scarpe su cui avevo qualche dubbio, ma che invece si sono rivelate molto più comode di quanto pensassi, pur fornendo un supporto alla pedalata senza compromessi in termini di serraggio del piede e rigidità della suola.

Prezzo listino: 419€

Sito S’Works Ares

 

Commenti

  1. Tabione:

    Unico mio dubbio è la "ventilazione" in giornate calde. La scarpa ha fori per far entrare aria fresca ma, sembra, che il sistema di chiusura possa impedire un pò di ventilazione, da verificare
    Si, in particolare proprio sul collo del piede dove ci sono i due lembi in Dyneema, che non credo siano traspiranti.
    Oggi, con 15-17° già un po' mi sembrava. Anche se avevo sempre su calze di lana.
  2. Ser pecora:

    Si, in particolare proprio sul collo del piede dove ci sono i due lembi in Dyneema, che non credo siano traspiranti.
    Oggi, con 15-17° già un po' mi sembrava. Anche se avevo sempre su calze di lana.
    idem. oggi usate senza puntali (che sto usando in questo periodo) ma con calza assos in lana. le temperature erano le medesime ma non percepivo aria provenire dalla parte frontale. Probabilmente i due lembi in Dyneema non sono molto traspiranti. domani le provo con un calzino estivo e verifico se percepisco un pò di "ventilazione" in più. Tanto farò anche la prova delle solette personalizzate retul

    Per il resto ribadisco il mio giudizio, prodotto stratosferico
Articolo precedente

SRAM acquisisce Time Sport Pedals

Articolo successivo

Il 104^ Giro d’Italia celebra i 90 anni della Maglia Rosa

Gli ultimi articoli in Test